Finché c’é guerra c’é speranza

A momenti sarei partito e chiudendo la porta dietro a me avrei spento le urla ed i rumori provenienti dalle bocche della mia cara famiglia.
Prima di ogni mio viaggio si azionava la messinscena dell’inseguimento per le stanze della casa dei due bambini con mia moglie indaffarata nel redarguirli e ricordarmi di mettere questo e quello nella mia valigia. Le vibrazioni della scala di legno sollecitata dalla corsa dei pargoletti mi rintonavano in testa anche dopo essere salito nel taxi.
Ultimamente le cose stavano andando piuttosto bene. Economicamente riuscivo a soddisfare le richieste di tutti i componenti della famiglia. I bambini potevano vestire abiti di qualità ed erano ricoperti da giochi di ogni genere e tipo. Il maschietto stava impazzendo dietro l’ultimo mio regalo: un piccolo drone che avevo ricevuto io stesso in omaggio da una società israeliana specializzata in sistemi di spionaggio e sicurezza. Sua sorella, come ogni bambina pre-adolescente, preferiva i giochi all’aperto. Quando non cavalcava, passava le ore a spazzolare il suo cavallo. L’avevo avuto ad un prezzo di favore durante uno stage in Arabia Saudita.
Bastava accendere la tv e sintonizzarsi su un qualsiasi telegiornale per capire come gli astri fossero tutti favorevoli a chi, come me, commerciava in sicurezza.
Alla fiera di Washington, era lì che mi stavo recando, mi aspettavano numerosi contratti già belli ed impacchettati pronti per essere firmati. Sinceramente il mio lavoro stava diventando quasi noioso.
Gli inizi non furono brillanti. Vendere la propria merce non era così semplice come ad oggi. Molti politici evitavano di farsi coinvolgere in scandali per non compromettere la propria immagine e l’opinione pubblica era sicuramente più attenta nel mantenere certi valori. Almeno all’apparenza. Al momento, per fortuna, qualsiasi vergogna o dignità è sbriciolata davanti al denaro.
Per vendere un sistema di sorveglianza piuttosto complicato creato da italiani ed ebrei, ad esempio, sono nate delle vere e proprie alleanza tra parte degli stessi ebrei e palestinesi. Difficile solo a pensarlo vista la situazione instabile che regna in quella parte di mondo.
Guardato con gli occhi di uno spettatore moralista quel luogo è uno scempio dell’umanità; con quelli di chi cerca l’affare è un laboratorio dove testare qualunque sistema di sicurezza senza curarsi minimamente di infrangere diritti o dignità umane. Un paradiso.
A Washington mi incontrerò anche con esponenti della Comunità Europea che stanno approvando nuove leggi che regolamenteranno ancora più severamente gli aeroporti. I notevoli sforzi economici dell’azienda che rappresento cominciano a dare i loro frutti. Manca solo la firma sul contratto ma la tavola è già apparecchiata. Ogni volta che mi tolgo il soprabito prima di passare sotto il metaldetector di vecchia generazione sorrido all’idea di cosa aspetta alle persone che già adesso rumoreggiano per il fatto di dover sottostare alla rigidità dei controlli.
Lo strato di grigio di cui faccio parte è l’involucro di uno nero, sommerso, di cui si vuole ricoprire l’esistenza. La fabbrica del nemico. Il luogo dove si modellano figure da combattere a piacimento.
Là sotto non esiste una nazionalità, un credo, una politica. Esiste il colore dei soldi. Un girone infernale dove si mescolano i corrotti di ogni razza e cultura.
In Israele il teatrino del terrorista palestinese che attacca e viene eliminato viene sistematicamente messo in scena e poi lo si butta in pasto ai media che fanno il resto. La pace sarebbe la fine per la ricerca di sistemi di sicurezza e tecnologia balistica.
I Paesi del Mediterraneo, quelli più obbedienti, vengono risparmiati dagli attacchi terroristici. Per vendere bene ci sono gli sbarchi dei clandestini. La paura del diverso, la chiusura nelle proprie case, la voglia di difendersi ed uno Stato non presente alimentano il nostro indotto. Allarmi, antifurti, telecamere, piccole armi da difesa. I cani da guardia? Non ci guadagniamo nulla. Le polpette avvelenate sono un ottimo deterrente per chi ancora crede in quel tipo di difesa antiquata e poco redditizia.
Ma se ho comprato la terza casa al mare lo devo all’inimmaginabile inserimento delle grosse case di distribuzione che si sono inserite prepotentemente nel business dello spionaggio casalingo. Le spy cam che vigilano le nostre case possono essere utilizzati per osservare ed ascoltare anche le stesse persone che ci vivono. I software sono vulnerabili, in alcuni casi progettati appositamente per essere perforati.
Osservare, rubare immagini e dati… La guerra sta prendendo nuove forme e connotati, meno sangue ma più assorbimento di cervelli…
Alla fine nonostante i mille reminder di mia moglie mi sono dimenticato di lasciarle i soldi per saldare la retta scolastica dei ragazzi.
Non è la prima volta che capita, ma sono sicuro che i preti capiranno.
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