La sposa di Hội An

Le due amiche camminavano per le vivaci stradine di Hoi An guardandosi in giro.

A giudicare dai loro volti sorpresi non sembrava nemmeno che vi ci abitassero da sempre.

Erano nate e cresciute lì.

Figlie uniche di famiglie rispettate e conosciute di commercianti della piccola cittadina vietnamita, avevano entrambe avuto la possibilità di studiare. Una, la più carina delle due, gli aveva terminati.

Da bambine erano entrambe molto belle. Passato il periodo dell’adolescenza solo lei mantenne le caratteristiche di bellezza che la rendevano la donna tra le più affascinanti del paese; a differenza sua l’amica non badò molto alla cura della propria persona rendendo superfluo ogni privilegio naturale. Quest’ultima, forse consapevole di questo fatto, aveva sempre accettato il ruolo di amica della più bella della città senza farsi prevaricare da forme di invidie e gelosie.

Alle due giovani piaceva mischiarsi ai turisti di Hoi An, che negli ultimi anni erano aumentati in maniera esponenziale e, come loro, attraversare il ponte nuovo, fotografarsi vicino all’altro ponte, quello coperto giapponese ed affacciarsi ai negozi che si trovavano lungo il fiume. In particolare quello delle lampade, il più simbolico e caratteristico. Specie la sera, quando gli oggetti esposti illuminavano i piccoli mercatini.

Le lanterne e le candele di Hoi An bruciavano le loro fiammelle quasi ovunque; anche adagiate sul canale e dal quale venivano trasportate chissà dove. Il fuoco sfidava l’acqua ardendo fiero su di essa. Si sedettero su una panchina ad osservarle mentre scorrevano sotto i loro occhi e quelli dei passanti. Tra questi qualcuno faceva delle foto, come due turisti occidentali preoccupati che qualche imbarcazione ormeggiata nei paraggi non venisse incendiata dalla processione di lumi; di fianco alla panchina dei ragazzi praticavano un gioco dall’aspetto elementare ma molto divertente a giudicare dalle risate e dagli schiamazzi dei partecipanti.

Anche il modo di stare seduto delle due amiche faceva notare come negli anni si fossero formate in modo differente: gli atteggiamenti di una la facevano sembrare una principessa, l’altra un maschiaccio libera di fare ciò che meglio credeva. La felpa con il cappuccio, i capelli corti, le movenze, potevano trarre in inganno addirittura sulla sua sessualità. Pensare che da bambina era sempre ricoperta dal suo vestitino preferito in tulle rosa. Dall’alto del poggia schiena della panchina dove si era seduta si rivolse alla sua amica.

– Sicura che lo vuoi sposare?

– Che domande, certamente.

Nel porle la domanda aveva assunto un timbro di voce profondo e serioso che le aveva fatto perdere anche l’ultimo tocco di femminilità rimasto.

– Insomma è arrivato il momento. Chissà, magari adesso ci divideremo, non ci vedremo più…

– Ma che dici? Siamo cresciute assieme, siamo amiche da sempre. Lui sarà mio marito, tu rimarrai una sorella. Perché siamo sorelle vero?

Il nero delle tenebre si faceva sempre più intenso ma a sfidarlo ci pensavano le piccole fiammelle che continuavano a bruciare instancabili.

– Insomma sei sicura. Ne abbiamo già parlato e non voglio farti credere che io sia contraria. Potresti pensare che io sia invidiosa di te ma…

– Ma che dici?

Venne interrotta per un attimo dall’amica e riprese a fatica il discorso.

– Sai che suo padre era un violento. Qui ad Hoi An lo conoscevano tutti. Le urla di sua moglie erano solite svegliare i vicini di casa nel cuore della notte. Lui tornava a casa ubriaco e si metteva a picchiare qualunque cosa gli capitasse a tiro. Scusa forse non dovrei ricordartelo proprio adesso…

Entrambe guardarono il pavimento di freddo cemento per qualche secondo. La futura sposa annuì con il capo e sospirò forte.

L’amica, pur rischiando di provocare una rottura nel rapporto, non si fermò

– Lo dico per te. Davvero. Quella è una famiglia di matti. Se ti mette ancora le mani addosso giuro che…

Questa volta venne bruscamente interrotta

– Non capiterà più! Capito?

L’amica rispose stizzita e decisa. Riprese il controllo di sé nel ribadirlo

– Non succederà più. Lui è un bravo ragazzo. E’ successo una volta soltanto che alzasse le mani su di me. L’ho perdonato. Ci siamo parlati. Poi è una storia passata ed in fin dei conti me la sono andata a cercare. Non avrei dovuto dare troppa attenzione al tipo del cinema

Era davvero convinta di quello che stava dicendo, anche se non era la prima volta che quello che sarebbe diventato il suo futuro marito l’avesse molestata fisicamente. La fragile bellezza della ragazza era stata più volte violata con lividi che aveva sempre faticosamente nascosto. Ma se i segni sul corpo in qualche modo si possono occultare, quelli dell’anima e dello sguardo rimangono indelebili agli occhi di chi ci ama davvero.

Rientrando verso le loro case le due amiche si soffermarono a guardare una coppia di novelli sposi mentre si facevano fotografare da un giovane intento a dirigere la scena ed istruire l’assistente su dove posizionare il fascio di luce.

– Guarda, ha l’abito come il tuo!

Ormai i discorsi seri erano scivolati via come i lumini sull’acqua del fiume. Ma esattamente come quei fuochi continuavano ad ardere nel cuore preoccupato della novella sposa di Hoi An.

– Sì. E’ esattamente come il mio.

Le rispose.

 

Non sposare un uomo violento: i bambini imparano in fretta
(Slogan sulla violenza contro le donne)

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