Una serata allo stadio Meazza

elDopo aver avuto la fortuna d’esser stati spettatori di una partita di calcio nello stadio più blasonato al mondo, ossia il Maracanà di Rio di Janeiro, non poteva certo sfuggire occasione di assistere ad un incontro valido per la Europe League presso lo stadio Meazza a Milano, la Scala del calcio.

DSC_1089La giornata è soleggiata e tutto sommato gradevole nonostante sia ancora stagione di freddo inverno, di conseguenza la tappa di ritrovo inevitabile diventa la Stazione Centrale con destinazione Duomo, dove nel primo pomeriggio anche i tifosi ospiti si sono dati appuntamento.

Tifosi ospiti al Duomo

Tifosi ospiti al Duomo

Fortunatamente il raduno delle maglie biancoverdi sorvegliate a vista dalle forze dell’ordine, nell’occasione inoperose, si limita ad offrire agli altri turisti folcloristici canti da stadio e bottiglie di birra abbandonate qua e là. Il calcio è uno sport popolare e pretendere dalla massa totale equilibro e controllo spesso è utopia; troppe volte abbiamo visto come possono degenerare certe situazioni e capitolare in scene da guerriglia urbana nelle più rosee tra le disgrazie.

Non sarà questo il caso e visto lo scorrere delle lancette verso il fischio d’inizio cominciamo l’avvicinamento in zona San Siro. A Rio De Janeiro basta salire sulla metro e scendere alla fermata Maracanà per raggiungere in pochi minuti lo stadio, a Milano sarà altrettanto semplice? Ovviamente no. La ricerca in internet del modo più semplice per raggiungere lo stadio ci suggerisce di prendere un tram prima ed un autobus poi. Non ci dice dove trovare i biglietti per salire a bordo e così non rimane che chiedere a bar ed edicole fino a che si compie il primo step: regolarizzare la corsa, che a biglietti acquistati scopriremo essere gratuita grazie un tacito condono per tifosi. In pratica più gente c’è ad usufruire dei mezzi pubblici meno le aziende guadagnano. Buon inizio. Il percorso verso lo stadio si compie in compagnia di alcuni membri delle tifoserie opposte che si limitano ad infastidire acusticamente gli altri occupanti del bus che attraversano il centro città verso le loro defilate destinazioni. In Italia parlare la stessa lingua aiuta e così, internet a parte, grazie alle indicazioni dell’autista riusciamo ad arrivare in prossimità dello stadio dato che il capolinea non è esattamente davanti al Meazza.DSC_1098

Tanto per non annoiare il lettore in seguito con la descrizione delle peripezie avvenute per fare ritorno alla Stazione Centrale, diciamo solo che dopo mezz’ora di viaggio con il bus preso fuori l’uscita dello stadio ci siamo visti attraversare la strada da tifosi che a piedi avevano impiegato lo stesso tempo per fare l’identico percorso.

Il primo impatto con la struttura è decisamente notevole, sia dal punto di vista architettonico che per quello storico: lo rimarcano numerose targhe commemorative affisse che ricordano gli innumerevoli trofei vinti dalle squadre locali.cop

Una delle principali paure, ossia il divieto di portare con sé l’immancabile Nikon ed ottiche varie nonostante la richiesta effettuata giorni prima, viene presto allontanata dato che il controllo degli steward risulta essere parecchio sommario e discreto. Giustamente si focalizzano maggiormente in settori dove i tifosi hanno un aspetto più esagitato rispetto a semplici spettatori da tribuna con evidenti intenzioni più che pacifiche. Passato il tornello non senza imprevisti di lettura del chip del ticket d’ingresso, interminabili gradini ci portano alla nostra postazione a fianco della zona riservata alla sala stampa, il pubblico presente intona qualche canto per evitare di essere completamente sovrastato da quelli degli encomiabili ed ubriachi ospiti, partono gli inni e la partita ha inizio.

FC Internazionale

FC Internazionale

Tra un lancio a vuoto e qualche azione che suscita applausi di un pubblico di casa apatico forse perché deluso dall’andamento della partita, i ricordi tornano inesorabili al Maracanà dove per due ore i tifosi del Vasco da Gama, in lotta per non retrocedere, hanno cantato e ballato movimentando la torcida in un clima di festa quasi surreale.

Durante l’intervallo non troviamo agevole raggiungere il bar dove passare il quarto d’ora di pausa gioco rimanendo così al proprio posto.

La domanda è lecita: possibile che una partita di calcio della durata complessiva di circa due ore possa impegnare inutilmente in trasferimenti lo spettatore per un pomeriggio intero? Qualcuno penserà che magari siamo noi degli impediti. Anche se fosse non è giustificabile: poter accedere ad una manifestazione ed alle iniziative che ne fanno parte deve essere a prova di qualsiasi inefficienza umana. In teoria anche un bambino auto sufficiente da pochi giorni dovrebbe essere messo in grado di raggiungere in massima tranquillità e sicurezza lo stadio.

US Airways Center

US Airways Center Phoenix AZ (USA)

Ultimamente pure in Italia si sono accorti che la struttura può e deve essere non solo utilizzata per le partite ma anche per attività commerciali; non nascondiamo il fatto di sentirci scopritori del concetto alla stregua di Cristoforo Colombo quando scoprì i nuovi continenti dato che, a quanto pare, fino ad oggi nessuno sia mai sbarcato negli States dove, nel lontano 2000 in seguito ad una visita a Phoenix presso l’America West Arena (adesso US Airways) come spettatore di una partita di play off tra Suns e Sacramento Kings, già mi chiedevo il perché non si seguisse il modello degli stadi americani dove tutto avviene con una logica imbarazzante rispetto all’approssimazione italiana.

Vero è che l’educazione sportiva degli americani è concettualmente lontana anni luce da quella nostrana, però sperare di educare il tifoso ammassandolo in strutture superate e poco funzionali è come pretendere dagli alunni il rispetto delle istituzioni mentre i calcinacci si staccano franando, nel migliore dei casi, sulle loro teste.

Al popolo di Santi, poeti e navigatori l’idea di essere anche dei copioni non va proprio a genio, così rimaniamo in attesa che anche in patria nasca l’inventore del pallottoliere mentre nei Paesi più evoluti i bambini girano con i tablet.

Fortunatamente pare esser sbarcato sulla penisola proveniente da lontani Oceani qualcuno in grado di guidare il progetto San Siro verso lidi più internazionali e civili rispetto gli standard richiesti dalla lega calcistica italiana, attualmente allo sbando come di consueto protocollo mafioso. Riuscirà nel suo complicato intento?

Per ora accontentiamoci di una serata allo Stadio Meazza.

zanetti

 

« Grandi giocatori esistevano già al mondo, magari più tosti e continui di lui, però non pareva a noi che si potesse andar oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario» (Gianni Brera descrive il giocatore Giuseppe Meazza)

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