Hitech e sicurezza anche sotto l’ombrellone

Controviaggio è ben lieto di offrire il giusto spazio ad un carissimo amico con un post dedicato alla sua brillante idea che merita di essere divulgata. La differenza la fanno i particolari ed in questo caso il particolare è talmente utile e capiente da permettervi una rilassante camminata lungo il bagnasciuga o la nuotata al largo evitandovi il continuo stress derivato dal fatto che durante la vostra breve assenza qualche lesto malintenzionato possa sottrarvi dal vostro ombrellone i vostri preziosi o semplicemente indispensabili oggetti incustoditi. Ecco che quindi l’azienda Roschi propone questo intelligente accessorio da ombrellone dedicato ai professionisti del settore che permette non solo di contenere in sicurezza i vostri oggetti ma addirittura di ricaricare i vostri apparecchi elettronici che ormai fanno parte integrante della nostra quotidianità e che spesso e volentieri reclamano risorse energetiche. Com’è possibile? Applicando un
piccolo pannello solare sul contenitore Roschi stesso che, mai posto più adatto, trasformerà i raggi solari in sana e pulita energia.
Finalmente i bagnanti solitari potranno allontanarsi senza zavorre, le coppie non dovranno necessariamente alternarsi nella sorveglianza ed anche andare a bere qualcosa nel punto di ristoro senza la vista del proprio ombrellone non comporterà fastidiosi esodi con zainetti e borsoni al seguito. Senza l’assillo di trovare un presa dell’elettricità per il vostro smartphone o tablet, tra l’altro. Si sa che i ladri non si fermano davanti a nulla ma sicuramente sradicare un ombrellone e metterselo sotto braccio dovrebbe risu
ltare scomodo anche a loro e soprattutto difficilmente potrebbe passare inosservato. I contenitori Roschi possono inoltre essere personalizzati graficamente dal gestore dello stabilimento balneare con il nome o numero che preferisce o da eventuali brand di sponsor desiderosi di offrire un servizio sicuramente gradito a tutti. Il brevetto è mondiale e pertanto anche le opportunità di lavoro sono interessanti: i candidati possono inviare i dati richiesti attraverso il link http://www.roschi.si/index.php?l=it&c=lavora-con-noi Sul sito www.roschi.si troverete tutti i dettagli di questa geniale invenzione.
Com’è bello ciaspolar
Amanti della montagna contro estimatori del mare, due partiti che generalmente apprezzano o una cosa o l’altra.
In realtà i canoni fissi delle emozioni riguardano le sensazioni positive o negative che ogni individuo percepisce dal momento e dal luogo che frequenta, indipendentemente quale.
Con la giusta compagnia ed una piccola dose di buona volontà capita così di ritrovarsi in fila indiana su sentieri innevati ad ammirare incantati bianchi paesaggi illuminati dalla luna piena, interrompendo la passeggiata di tanto in tanto per immortalare momenti unici o semplicemente per scambiare qualche parola. Già, proprio quel tipo di approccio umano che a causa della dirompente tecnologia social è sempre più raro da trovare e che mal si sposa con la filosofia montana che, gelosa delle sue tradizioni, scherma ed annulla ogni segnale wifi o telefonico che sia, proteggendo invece la sacralità del luogo. 
Smettiamo però di filosofeggiare ed indossiamo le ciaspole che, per chi non lo sapesse, altro non sono che racchette da neve. Una volta fissate ai piedi consentono di aumentare la superficie calpestata e di conseguenza distribuire il proprio peso in modo da consentirci il galleggiamento sulla neve fresca che è lo stesso principio cui si basano anche i fachiri.
Come con tutti gli attrezzi indossati la prima volta bisogna adattarsi agli ingombri che in un primo momento donano incerte movenze stile piedistallo giocatore da subbuteo, ma prendere dimestichezza con le racchette da neve è passo breve. Di passi in effetti se ne possono fare pochi o tanti per raggiungere le tappe intermedie dei nostri percorsi e che ci vedono ospiti di case montane riscaldate da calorose stufe a legna e dall’ospitalità delle persone presenti, sempre alle prese con vin brulé, salsicce arrostite su scoppiettanti griglie e polente in imponenti pentole fumanti.
Dopo le breve parentesi ristoratrici ci si rimette al cammino, galvanizzati dai primi traguardi ed incoraggiati dall’aumento di grado alcolico che sicuramente aiuta lo spirito ed in parte camuffa la fatica. Ovviamente in un contesto iperprotettivo ed attività di quasi esclusivo carattere ludico e leggermente sportivo, tutto proporzionale al livello di difficoltà delle iniziative: aperitivo ciaspolando o ciaspolata con cena evidentemente sono strutturate con scopi mangerecci e beverecci e non certo per raggiungere quote ove piantare bandierine e respirare con la maschera dell’ossigeno… Riescono comunque a dare sapore di grande impresa ai partecipanti più piccoli che dimostrano caparbietà e forza nello scalare le salite che non di rado lasciano il fiatone agli adulti, dimostrando così ancora una volta che i limiti che ci poniamo spesso sono mentali e non fisici. I bambini non hanno pensieri temporali definiti per cui camminano effettivamente fino a che il fisico regge senza attivare i blocchi psicologici auto conservativi di cui gli adulti invece ricorrono perlopiù inconsapevolmente.
Blocchi psicologici o meno, impronta su impronta, di già o finalmente, la fila di persone e le loro lampade da testa che illuminano gli ultimi tornanti tra le torce infuocate e che accendono a loro volta l’ombrosa e fitta boscaglia, si snoda fino al comparire dell’ultimo rifugio che consacra la riuscita finale. 
Tra una rincuorante ed amichevole pacca sulla spalla e l’altra si riprende fiato e ci si scambiano le prime opinioni su quella che è stata un’esperienza gratificante e che è destinata a rinvigorire il proprio appeal tra le panche di una calda stanza, dove a breve sui tavoli verranno accomodati rustici piatti di goulash, ossubuchi, polenta, crostate e chi più ne ha più ne metta con abbondanti annaffiature di vino fino all’immancabile grappa ed i conseguenti cori alpini praticati da signoroni in camicia con il naso rosso ed il calice alzato. 
Alla fine che sia mare o montagna quel che conta e trovare equilibrio con se stessi e con le persone che ci circondano che inevitabilmente e nuovamente inciteranno la nostra mente a filosofeggiare ed a pensare che in fondo la vita è così bella nella sua semplicità.
“Sulle montagne si trova la libertà! Il mondo è perfetto ovunque, salvo quando l’uomo arriva con i propri tormenti” (Friedrich von Schiller)
Maldive: paradiso contro noia
Praticamente un angolino di paradiso terrestre, le Maldive offrono al visitatore 1.192 isole raggruppate in 26 atolli che decorano l’Oceano Indiano con le sue infinite sfumature di blu.
Nell’immaginario collettivo questo luogo è la classica meta per coppie che stanno scalando la vetta dell’amore oppure da quelle che altro non cercano che un lembo di magnifica spiaggia che li isoli (nel vero senso del termine) dai tormenti quotidiani; molti associano le Maldive, in una parola, alla noia.
In realtà queste meravigliose lentiggini sul faccione oceanico offrono davvero infinite possibilità tant’è che le giornate passano molto in fretta.
Due premesse: la prima è che chiaramente chi soffre il mal di mare o che al di fuori di una baita innevata su qualche cucuzzolo di montagna sclera, magari ci pensi prima di raggiungere un posto che vive di solo pesca, turismo e dove il mare è il protagonista in tutte le ore del giorno e della notte; la seconda è che mai come in questo caso l’equazione qualità-prezzo è così evidente: le strutture nella maggior parte dei casi sono di un livello molto alto e, come non ci stancheremo mai di ripeterlo, per sfruttare al meglio il proprio viaggio, prima di dirigersi alla meta, bisognerebbe raggiungere la consapevolezza delle proprie aspettative e possibilità.
In tal senso il listino prezzi è un ottimo specchietto meteorologico: pericolo di trovare il freddo durante l’anno ovviamente non c’è (maldiviani in cappotto ancora non si son visti), di passare una settimana consecutiva sotto la pioggia sì. Quando si corre il rischio più alto? Le stagioni sono divise in monsone secco, da dicembre ad aprile e monsone umido, da maggio a novembre. Scritte queste precisazioni ed unendo il fattore monetario e climatico il suggerimento è di non scartare a priori una visita durante il periodo delle piogge (monsone umido) dato che non è affatto scontato che troviate la pioggia ed anzi, possiate usufruire di notevoli offerte proprio perché considerata bassa stagione dai tour operators. Certo è che se una settimana consecutiva di pioggia alle Maldive corrisponde ad una sfigatum laurea honoris causa, qualche giorno bagnato offre al visitatore aspetti positivi; passare delle ore al centro benessere o a letto con la dolce metà (o dolci trequarti) al tintinnio delle gocce che si infrangono sull’acqua del mare è idilliaco ed anche le uscite in mare assumono aspetti singolari.
Rimane ancora inevasa la risposta all’affermazione più frequente: sì però che palle stare confinati in un isoletta che giri in 4 minuti! Non si capisce se chi afferma ciò vive una vita incompleta oppure soffre di snobbismo. Le isole altro non sono che l’equivalente del rifugio in montagna, dove chiaramente una prolungata permanenza al suo interno senza mai uscire per indossare un paio di sci o prendere uno skilift che ci porti poi a scendere qualche pista bianca, rossa o nera che sia, sarebbe di una noia mortale.
Nel caso specifico, l’equivalente degli sci sono le pinne, lo skilift è il dhoni ed il bianco manto nevoso è il mare che ci circonda e ci abbraccia nel suo perpetuo moto ondoso. Personalmente ho svezzato allo snorkeling persone che mai avrebbero lontanamente immaginato che un giorno si sarebbero trovate a nuotare in superfici che introducono fondali profondi centinaia di metri. Le classiche fobie sono quelle di nuotare dove non si tocca (paura che affligge addirittura la simpaticona nuotatrice campionessa olimpionica Federica Pellegrini, su sua stessa ammissione) o dove non si vede il fondo dato che non si sà cosa c’è sotto. (Grazie Spielberg…) Un giubbotto salvagente ed una maschera, con il prezioso aiuto della barriera corallina, faranno scomparire ogni paura lasciando spazio ad un nuovo mondo incantato. Al posto di fate e folletti evanescenti lo scenario acquatico ci offrirà pesci di ogni genere e grandezza: dalla pastinaca dalla coda di vacca, ai trigoni dai tonni pinna gialla alle mante, dalle tartarughe ai pesci pagliaccio, gli anemoni, aragoste, cernie, stenelle dal lungo rostro (delfini). Ed i temutissimi squali? L’unico a cui dovrebbero azzannare l’uccello (per stare in tema naturalistico) è proprio il regista del film lo Squalo, Spielberg appunto, che ha creato una sorte di pregiudizio e terrore davanti a questo meraviglioso animale. I piccoli ed innocui pinna bianca e da non confondere con lo squalo bianco (in genere di circa 50 cm) sono quelli che gironzolano più frequentemente nei pressi delle isole ed in acque piuttosto basse, ma è abbastanza frequente riconoscerli anche durante le escursioni in prossimità dei vari giri (pronuncia ghiri, piccole isole sommerse di cui appunto si usa circumnavigare con maschera e pinne); squali cui le dimensioni aumentano fino al metro e mezzo e dove i più fortunati potranno ammirare in tutta la loro sinuosità anche altre specie come il rarissimo squalo leopardo o l’enorme squalo balena, mentre per vedere lo squalo martello bisogna immergersi a profondità maggiori ed in luoghi specifici.
Per riassumere brevemente: lo squalo non attacca una preda potenzialmente della sua stessa stazza (e noi lo siamo) quando può scegliere tra centinaia di pesci più piccoli che tra l’altro hanno tutto il grasso di cui l’uomo non dispone. Attenzione perché l’inesistente pericolo squalo ci potrebbe sviare da quelli che sono i veri trabocchetti del mare, derivanti da pesci all’apparenza innocui e colorati: il pesce balestra, che durante la cova difende le uova con i denti (senza unghie) e spesso si lancia in attacchi che si sono conclusi con pezzi di pinne staccati; Il pesce scorpione con le sue spine avvelenate; il pesce pietra, che se calpestato accidentalmente può provocare la morte; la rarissima puntura della coda della pastinaca (sfortunatamente mortale nel caso di Steve Irwin). Nel ricordare che il veleno dei pesci è termolabile, il consiglio per evitare di mettersi nei guai è quello di non toccare niente e di cambiare una volta per tutte la pessima abitudine di riempirsi la valigia di ricordini come corallo, sabbia e conchiglie di vitale importanza per la sopravvivenza del fragile equilibrio maldiviano, già abbastanza modificato e martoriato da scavi e costruzioni varie. Animali morti (il corallo è un animale) che una volta a casa e messi sul caminetto, fanno cag… Vabbé, ci siamo capiti.
Concludiamo da dove abbiamo cominciato: nessuna noia alle Maldive quindi ed anche chi evita questa esotica meta per la paura di morire di solitudine o di parlare con le foglie si potrebbe ricredere. Sono frequenti le visite di numerose agenti di viaggio pronte a sperimentare il prodotto e… Vabbè, queste sono altre storie.
Non rimane che prenotare, partire e riempire le caselle del nostro destino con tutti i colori di cui possiamo disporre …e le Maldive sono un’infinita tavolozza a nostra completa disposizione.
Puntata Zero. Grecia, Rodi. Real Beach Party Tsambika
Prezzo d’ingresso: 20 euro in prevendita senza trasferimento inclusa una consumazione. 25 euro con trasferimento andata e ritorno inclusa una consumazione.
Prezzo medio consumazione: 5 euro
Organizzazione tecnica: Statues Music Bar Kolymbia
Musica: commerciale
Su Youtube (video non ufficiale): http://www.youtube.com/watch?v=WIqeOsrNQ4k
Parliamo di Rodi e non delle spiagge di Copacabana, Ipanema o Leblon d’accordo (dove Controviaggio sarà presente a novembre) però in questo caso devo ammettere di aver assistito ad un party davvero ben riuscito.
C’erano una volta le discoteche che copiavano lo stile made in Italy con profili da vip, prezzi d’ingresso esagerati, cocktails annacquati da barman di scarsa professionalità, i privé ed i tavoli che ci facevano sì ricordare Milano, ma per il conto finale. Esistono ancora certo, sommerse da costi di gestione elevatissimi che spesso costringono a stampare sulle foto dei loro manifesti appiccicati ovunque deejay dai nomi e volti pressoché sconosciuti. Luoghi dove è possibile trovare sempre più russi ed ebrei, unici oggi giorno a volersi divertire con bottiglie e bella vita, a differenza degli italiani che si sa, alla fine trovano il divertimento nelle cose più genuine.
Infatti per il turista un po’ meno sprovveduto c’è la possibilità di partecipare ad un vero beach party unico nel genere a Rodi sia per la popolarità dell’evento, dato che vi partecipano i migliori tour operators presenti sull’isola, che per la magnifica location, Tsampika Beach, che si svolge davvero sulla spiaggia e non come tanti finti beach party che per spiaggia hanno un prato.
Grazie alla sinergia di tanti tour operators, dicevamo, l’affluenza è decisamente alta, l’abbigliamento consigliato non è certo di tipo formale visto che si balla sulla sabbia, “obbligatorio” il costume dato che naturalmente anche il bagno fa parte della serata. Certo, c’è anche chi come Daniele invita le russe in abiti da sera e tacco 12 per poi con la scusa poterle spogliare dopo il sesto drinks. Giusto ed il bere? Prezzi popolarissimi per vodka redbull, rum cola, birra e via dicendo. Insomma, per una volta scordarsi la Milano da bere farà bene anche al portafogli. Vista la mia età e la presenza di numerose ragazzine e ragazzetti che frequentano il posto vien da pensare anche al discorso sicurezza che non manca certo di figure rassicuranti come buttafuori che hanno il compito di tenere sott’occhio eventuali esaltati e non di rimbalzarvi alla porta se non avete l’aspetto fighetto, oppure di bagnini che supervisionano chi fa il bagno ma senza proibirvi di farlo ed i bicchieri naturalmente in plastica per evitare che qualcuno possa avere strane idee con un bicchiere di vetro in mano. Si sa che quando ci si sente falliti ci si rifugia nelle minacce e nella violenza.
Di violenza comunque non ha senso parlare visto l’ambiente festoso e colorato, anzi, l’appetito è sempre in agguato così che non poteva non mancare la griglia con i souvlaki (spiedini di carne venduti a ben 1,50 euro…).
Come dice un mio amico brasiliano, in ogni luogo ci va il vestito adatto: lo smoking nel deserto è inadeguato e ridicolo. Rodi è sole, spiaggia, mare e vacanza e “l’abito da sera adatto” è il beach party di Tsampika.
Ogni mercoledì di agosto… (Renato)
a breve la recensione night live di Daniele
Grecia. Symi. Ultima Parte
La nostra barca Eviva entra nel cuore dell’escursione e nel cuore dell’isola di Symi dove ci appaiono all’improvviso le numerose case color pastello che rendono questo luogo unico nel genere. Come tutte le isole del dodecanneso anche Symi ha subito diverse occupazioni, tra cui quella italiana dal 1923 al 1943 come nel caso di Rodi, ma fortunatamente non ha subito nessuno stravolgimento architettonico.
Molte case e locali si affacciano direttamente sul porto, con le loro sculture in legno che contribuiscono a dare prestigio all’isola, presenti anche nelle varie chiese e monasteri ulteriormente arricchiti da mosaici.
L’attracco al porto è molto suggestivo e subito si nota come effettivamente Symi sia un’isola di pescatori di spugne. Spugne che abbiamo modo di vedere esposte nelle numerose bancarelle che si interpongono tra la banchina e le taverne che recano ancora molte scritte in italiano ma che si stanno trasformando in richiami cirillici. Il turismo non ha simpatie nazionalistiche, parla la lingua di chi porta denaro.
La visita della cittadina è piacevolissima ed offre moltissimi scorci pittoreschi tra i vicoli animati da altri turisti attratti dalle vetrine di gioiellerie, spezie o dalle stesse coloratissime taverne.
Ed è in una di queste, Pantelis, che decido di consumare il mio pranzo; vista la temperatura si limita ad essere un eccellente piatto di verdura, composto da rucola, pomodorini secchi, scaglie di formaggio grana, condito con aceto balsamico, olio di oliva e del miele. Intorno a me vedo persone che sembrano gradire particolarmente l’immancabile koriatiki (insalata greca) ma anche i rinomati ed esclusivi gamberetti di Symi.
Il tutto a pochi metri dal mare, immersi in uno scenario da favola e prezzi decisamente onesti.
Qualcuno starà pensando che in questa terza parte non c’è nessuna traccia di ilarità o presa in giro… Che sarà mai successo a Renato? Ha litigato con la ragazza? Ha il mal di testa post Beach Party? (…altra recensione in arrivo)
La scena ridicola della giornata è gentilmente offerta dalla signorona russa di turno che, colpita da una ingenerosa raffica di vento, si lascia volare il cappello da diva in un angolo del porto adibito ad ospitare delle paperelle, che forse per il caldo, forse incuriosite dalla scena, rimangono immobili raggruppate ad assistere al recupero del largo cappello bianco. La signora non ci pensa due volte e con profuso impegno scavalca le recinzioni fino a trovarsi a pochi metri dalla vasca delle papere che rimangono senza starnazzi dinanzi alla scena. Non rimane invece impassibile un commerciante di spugne che, richiamata la signora ad uscire da quello che a mio avviso era il suo habitat naturale, ha ripescato il cappello munito di amo e lenza dopo alcuni tentativi andati a vuoto che avevano mandato la sciura nello sconforto più totale. Tutto è bene quel che finisce bene e così la comunità intera ha potuto tirare un sospiro di sollievo nel rivedere sulla testa della signora il cappello bianco da 8 euro afflosciato e sgocciolante.
Dopo queste perle turistiche non mi rimane altro che far passare il mio tempo bevendo un tè a poppa della nostra Eviva dignitosamente ormeggiata e godermi gli ultimi momenti di quella bellissima ed intensa giornata che da lì a poco si sarebbe conclusa. Salpiamo dal delizioso porto di Symi indirizzando la prua verso Rodi, ma con lo sguardo ancorato fino all’ultimo riflesso che il panorama di Chora ci offre. (Renato)
http://www.evivacruiser.gr info@evivacruiser.gr 0030 6947 121746
Puntata Zero. Grecia, Symi. Prima Parte.
Mezzo utilizzato da Renato: Motor Yacht Ferretti, vel. max 32 kn, 2 motori 1000 HP, consumo 300 lt/h
Tempo impiegato: 1:07′
Contatti: http://www.evivacruiser.gr – info@evivacruiser.gr – 0030 6947 121746
Prezzo: dai 110,00 euro a testa a 150,00
Nel frattempo che continuiamo a cercare qualche produttore che capisca quello che stiamo proponendo, dato che Controviaggio nasce come idea per un format tv e non come blog (l’impresa pare ardua in un mondo di De Filippi e Grandi Fratelli), questa volta ci occupiamo di una destinazione davvero spettacolare: l’isola di Symi.
Questa meravigliosa isoletta che dista due ore circa di navigazione con un traghetto di linea è una meta imperdibile per chi è di passaggio o soggiorna a Rodi, isola che stiamo approfondendo.
Naturalmente i modi per raggiungere Symi variano da quelli dedicati alle masse (leggasi traghetto, traducasi Daniele) a quelli decisamente più comodi e veloci (leggasi yacht privato, traducasi io vado con quello).
Avviati i giusti contatti vengo letteralmente buttato giù dal letto alle 8:15 dove un mio caro amico mi conferma che il motoscafo salperà regolarmente alle ore 8:45 (eh?) dato che hanno raggiunto il numero minimo di partecipanti per effettuare questa escursione. La sera prima era stata cancellata.
Abituato ai ritmi del mio lavoro paragonabili ai tempi di reazione dei vigili del fuoco, salto dal letto, mi vesto e nel giro di 6 minuti mi ritrovo in sella ad una Yamaha XT 600 che dovrebbe agevolare la corsa verso il porto di Mandraki, a 30 minuti di tragitto (calcolo effettuato per persone dalla guida normale). Peccato che a 300 metri da casa la moto comincia a dare segnali poco confortanti spegnendosi continuamente a causa, mi diranno poi, della candela. Decido quindi di ritornare a casa, lasciare la Yamaha al suo destino e prendere la solita Mini Cooper S che alla fine mi porterà a destinazione in circa 14 minuti tenuto conto che bisogna fare più attenzione a passare con i semafori rossi rispetto alla moto. (Quando diventeremo format comparirà in sovraimpressione “è finzione non fatelo a casa”)
Il capitano si chiama Kastris e lo individuo subito su un lussuosissimo motoscafo. Con aria snob schivo una fila di turisti che attendono di salire su un barcone pericolante, che già mi vedo a bordo dello yacht… Peccato che alla domanda “Kirio Kastris?” (in greco “signor Kastris?”) mi sento rispondere da un distinto ometto “no Castrol, we have already done fuel” (“no Castrol, abbiamo già fatto carburante”). La barca non era la barca giusta.
Fortunatamente oltre al nome simile, anche la barca che sto cercando non è molto diversa e così in parte recupero la figura precedente. A bordo dell’Eviva vengo accolto dal signor Kastris appunto, che si rivelerà simpaticissimo ed il suo aiutante Manolis, assieme ad una guida parlante russo, una signorona con mano fasciata sempre russa e passeggeri… russi.
Partiamo e subito mi rendo conto che i sovietici, almeno la media della popolazione, non hanno gran confidenza con il mare: lo noto dal colorito color Dixan piatti di una signora che riparata all’interno della barca fissa una piantina sul tavolo come aspettasse diventi albero, da tre ragazzine che occupano subito la prua nel piano superiore con aria da dive inconsapevoli che da lì a poco in quella parte di barca sarebbero arrivati scroscianti getti d’acqua, da un bambino vomitante e da una famiglia con papà mister Bean muto, mamma muta e figlia adolescente assente, che guardavano la tv. O meglio… Sembravano guardassero la tv, ma la tv non c’era. Fissavano il vuoto come quando la cagnetta Laika nello spazio ha cominciato a rendersi conto di cosa le stava accadendo.
Il viaggio dura un’ora ed è abbastanza movimentato a causa del mare particolarmente agitato. A me non provoca fastidio anche se riuscire a bere il tè in quelle condizioni non risulta semplice.
Mentre i russi cercano di non subire troppo le ire di Nettuno, la nostra barca Eviva entra nel porto di Panormitis, dove è prevista la prima sosta. Davvero spettacolare questo porticciolo dai colori suggestivi e dall’aria tipicamente greca. Già qui si notano le prime differenze tra visitare il monastero di Panormitis in compagnia di una decina di persone rispetto ad un centinaio. (Capito produttori dove sta il giochino di Controviaggio? Due modi diversi di vivere le stesse cose…)
Il monastero dell’arcangelo Michele che, narra la leggenda, compare in sogno la prima notte a chi soggiorna a Symi, è davvero un gioiellino. Custodito dagli stessi monaci ormai da decenni offre al visitatore interessanti prospettive artistiche nonché, ovviamente, un forte richiamo religioso.
Numerose sono le icone presenti nella cappella centrale, ricca di affreschi molto ben conservati ed un quadro riguardante il “protagonista” che è l’arcangelo Michele appunto, con la sua spada a difesa degli inferi e dei diavoli che ci minacciano. Molte le offerte a lui dedicate, tra cui una katana che per un attimo penso di prendere e di utilizzare per abbattere qualche russo nella barca, ma la quiete circostante mi fa desistere. Quiete che termina da lì a poco con il traghetto di massa che comincia a suonare la sirena prima dell’ingresso nel porto come di consueto per ricevere in risposta il festoso benvenuto del monastero che intona le campane. Le centinaia di turisti sbarcano ed invadono ogni angolo occupato dalle loro guide di ogni nazionalità, raccolgono i gatti, vengono graffiati dai gatti, si lamentano dei gatti, fanno foto ai gatti, discutono dello spread e le patate lesse mangiate in hotel.
Risalgo a bordo dell’Eviva dove assieme all’equipaggio prendiamo un po’ per il culo i nostri passeggeri a loro insaputa in attesa di riprendere il largo. (Renato)
Puntata Zero. Grecia, Rodi. Lindos Bay e sud dell’isola. (Seconda Parte)
Mezzo utilizzato da Renato: Mini Cooper S da 163 cv
Tempo di percorrenza da Faliraki a Pefkos: 18′
Playlist:
- Le foglie e il vento (Ron) http://www.youtube.com/watch?v=IRQSeovRZk4
- Run to me (Tracy Spencer) http://www.youtube.com/watch?v=gPALPa5lFns
- Burning heart (Survivor) http://www.youtube.com/watch?v=yL3lJfpenAc
- Il mio pensiero (Ligabue) http://www.youtube.com/watch?v=cvHPFfiv708
- E adesso che tocca a me (Vasco Rossi) http://www.youtube.com/watch?v=jicS6KLr8j4
Daniele ancora non sa che dormirà in un hotel 3 stelle.
Raggiungo il Lindos Bay che, nonostante gli aiuti satellitari di ogni genere e tipo, non trovo.
Al sesto passaggio in cui il mio smartphone mi indica una roccia con una capretta che mi guarda insospettita come punto d’arrivo, ricordo le mie origini umane e chiedo indicazioni ad una persona. La tentazione di chiederle alla capra era piuttosto forte. Mi imbatto invece in un simpatico omino che ho incontrato mentre scendevo un pendio che mi avrebbe portato a morte sicura non avessi fatto marcia indietro. Così chiedo Lindos Bay e scopro di aver trovato l’unico australiano emigrato a Rodi negli ultimi 30 anni che tra una smerigliatura di ringhiera e l’altra mi indica le migliori spiagge di Lindos non capendo che cercavo l’hotel Lindos Bay e non la baia di Lindos. In un primo momento ho pensato fosse stato mandato da Daniele per farmi uno scherzo. Fatto sta che in un modo o nell’altro arrivo finalmente nell’hotel cui capeggia la scritta “Sentido”.
Al check in mi viene consegnata una scheda da compilare in greco ed inglese (quindi immagino già le dimostranze degli italiani) e la camera assegnata è la 214. Sarà l’esperienza acquisita in questi anni ma già quando ho chiesto informazioni alla capra avevo intuito che non sarei finito nel lusso che cercavo. Ed infatti… Se la posizione dell’hotel in se stessa è davvero eccellente perché direttamente sulla spiaggia di una baia bellissima, la struttura è il classico albergone costruito fine anni 80 con pezze di verniciatura qua e là.
La stanza è sicuramente di ottima fattura, con un letto matrimoniale molto curato, aria condizionata regolarmente funzionante ed un bagno in condizioni piuttosto buone. Ottima impressione la danno anche gli accappatoi e le ciabattine gentilmente messi a disposizione dell’hotel ed una bottiglietta d’acqua, peccato tenuta fuori dal frigo a temperatura ambiente. (L’ambiente offre 38 gradi).
Non avrei tempo di usufruire della Spa ma, sinceramente, dopo aver frequentato le spa alle Maldive e gli hammam in Giordania, ho il sentore di non perdermi nulla.
L’attesa di Daniele finalmente finisce. Il suo “parto adesso da casa” mi ha consentito di dormire un’oretta abbondante. Abbiamo quindi cenato. Sinceramente un ottimo ambiente, non troppo affollato, con gente abbastanza educata e civile. Cucina internazionale con punto di forza lo show cooking ma anche il reparto verdura, frutta e dolci molto curato. Personale all’altezza, veloce e preparato.
Finita la cena, nonostante il tentativo di Daniele di rincorrere tre ragazze svedesi che sembravano abbastanza predisposte ad una partita a rubamazzetto, siamo finiti al Mojito, dove oltre ad avermi salvato il mio futuro matrimonio ho finalmente bevuto anch’io due mojito appunto, dopo un’astinenza mensile.
Uno alla fragola ed uno al kiwi, decisamente buoni. Atmosfera sublime grazie al cielo di quella parte di Rodi che, non essendo luminosamente inquinata presenta un cielo davvero stellare. In tutti i sensi.
Cielo che mi aiutava a conquistare le ragazzine quando nel lontano 1994… Sì occhei Maria, non continuo.
Tutto il romanticismo del luogo scompare alla presentazione del conto (31 euro per 4 Mojito mi pare) che fanno sì che io saluti il simpatico rasta che ci ha serviti. Per sempre.
Non del tutto abituato ad avere in corpo delle piccole dosi di alcool, dopo qualche discorso filosofico, comunico a Daniele che lui non dormirà al Lindos Bay bensì al Kamari beach, senza però riuscire a cogliere nei suoi occhi la delusione che mi sarei aspettato. Vorrà dire che la prossima volta la preparerò meglio. (Renato)
Puntata Zero. Grecia, Rodi. Golf Country Club.
Continuo nella ricerca di qualcosa che possa definirsi “luxury”.
In questa occasione ci avviciniamo al mondo dello sport ed in particolar modo al golf. Disciplina tradizionalmente considerata elitaria alla pari di quel che fu il tennis decenni or sono e, come nel caso di quest’ultimo, sempre più popolare e praticabile.
Il Golf Country Club di Rodi si trova ad Afantoy ed è gestito da una coppia di mezza età con il lui greco e lei italiana che ringraziamo per la cortesia e disponibilità nel concederci l’attrezzatura utilizzata per il servizio.
I giocatori che più che a smazzare palline pensano a sorseggiare qualche aperitivo su comodi divanetti in ambienti dal retrogusto anglosassone rimarranno clamorosamente delusi; il club infatti è uno dei pochi statali ancora esistenti, mi azzardo, al mondo. L’ambiente non è certo lussuoso, anzi, ricorda molto un dopolavoro e non sarei rimasto sorpreso se una volta varcato l’ingresso avessi trovato un campo da bocce anziché quello da golf.
Finalmente raggiunto dal mio compare Daniele che per non smentirsi si è presentato in abbigliamento da spiaggia facendo sogghignare i golfisti presenti dato che, converrete con me, la risata grassa non è chic ma ci stava tutta, siamo saliti a bordo della nostra macchinetta elettrica guidata da me visto che nei suoi sogni c’è la scena cinematografica di saltare una cunetta e finire in una piscina circondata da gente incredula che sorseggia il drink. Non mi pareva il caso.
Il campo da gioco in se stesso è ovviamente molto ampio dato che offre il percorso massimo di 18 buche mentre il manto erboso in questo periodo non è dei migliori visto il clima torrido che non facilita certo i lavori di manutenzione. Assolutamente perfetti i green invece.
Nonostante le ore calde in cui ci siamo presentati sul campo, ho quasi goduto di un’atmosfera rilassata e piacevolmente silenziosa che ben avrebbe conciliato con la mia voglia di cullare i miei pensieri in quel limbo di pace terrestre, non fosse stato per la presenza del mio socio che non ha colto del tutto lo spirito di questo sport.
Mi sentivo un po’ Churchill (anche se lo statista in realtà non praticava il golf che anzi riteneva un buon metodo per rovinarsi una passeggiata) affiancato da Benigni.
Fatto sta che per un attimo il mio metabolismo da ricco è stato in parte appagato quando abbiamo visto avvicinarsi alla rete di recinzione delle comuni persone in costume da bagno che avranno pensato chissà cosa su di noi prima che constatassimo che tale curiosità derivava non dal chi eravamo noi, ma per Daniele: vedere uno in infradito, bermuda ed occhiali da sole fluorescenti che “gioca” a golf non è roba da tutti i giorni.
Alla fine non c’è stata partita, nel senso che non abbiamo proprio giocato e quindi darvi delle informazioni tecniche sarebbe blasfemo agli occhi dei veri giocatori di golf alla Tiger Woods con il quale una cosa dopo il nostro exploit pomeridiano ci accomuna: l’abbronzatura.
Fatto sta che per chi vuole cimentarsi in questa bella disciplina senza dover fare un mutuo in banca, Rodi è il posto adeguato anche nei prezzi contenuti, sia per l’usufrutto del campo sia dell’attrezzatura. Costi decisamente più sostenibili da un essere umano di fascia media rispetto al prezzario europeo che appunto contraddistingue questa disciplina sportiva come elitaria. (…e personalmente sono d’accordo nel mantenere delle zone di mondo off limits)
Nota negativa la mancanza di un istruttore o di corsi dedicati alla persone che come me e Daniele (al quale è stato proibito l’ingresso una seconda volta) vorrebbero avvicinarsi a questa sorprendente disciplina. (Renato)
Spa – ghe – tti! (Tributo a Lotti)
Puntata Zero. Grecia, Rodi. Marco Polo Gourmet
Dopo aver vissuto un’esperienza semi drammatica a schivar cavallette e ragnetti penzolanti in compagnia di Daniele in un locale che si chiama Kantina (da lui recensito ovviamente) ho ben pensato di evitare di farmi lasciare dalla mia paziente ragazza che nel frattempo è venuta a trovarmi a Rodi, invitandola così a cena in un ristorante situato nella pittoresca città vecchia.
Il locale, che è anche una pensione, si chiama Marco Polo.
Personalmente l’avevo già visitato nel 2008 quando accompagnai la troupe del programma televisivo “Stella del sud” (RAI) che aveva confezionato un bel servizio visto la particolarità del posto; tradizionale, molto colorato. Era stata intervistata la signora Efi, proprietaria. Sinceramente mi sono imbattuto nuovamente in questo locale mentre cercavo altro su TripAdvisor, sito che tra l’altro non amo particolarmente. Detto fatto, proprio per evitare figuracce alla Daniele con la mia ragazza, ho prenotato addirittura più di una settimana prima, il giovedì per il sabato successivo. Neanche nel ristorante dello chef Cracco (usiamo lui come esempio visto il successo a Master Chef Italia) è richiesto cotanto anticipo.
Fatto sta che finalmente arriva il fine settimana e dopo una ricerca abbastanza sofisticata, data la posizione della locanda che si trova tra i vicoli della Old Town, riusciamo a scovarla ed arrivare un quarto d’ora prima dell’orario concordato durante la prenotazione. Prenotazione? Quale prenotazione? I proprietari non trovano il mio illustre nome nell’agendina scarabocchiata. Cominciamo bene. Riconosco Efi che naturalmente non si ricorda di me e non fa niente per nasconderlo, anzi ci liquida abbastanza velocemente, probabilmente terrorizzata da una mia ipotetica richiesta di sconto sul finire. I tavoli sono all’aperto e mentre la mia ragazza si godeva l’ambiente scattando foto qua e là io cercavo di nasconderle una certa prima delusione.
Fatto sta che i camerieri si sono rivelati molto disponibili e sorridenti ma, come sostengo sempre, al ristorante ci vado per mangiare, quindi priorità al cibo. Sul nostro tavolo sono comparsi come antipasto per me un purè di fave con cipolle caramellate e menta che rende molto di più a scriverlo che a consumarlo e per lei un’ottima feta fritta in pasta sfoglia con sesamo e miele.
Dato che non mangio pesce ed odio l’agnello (morto s’intende, non vorrei urtare la sensibilità di qualcuno) mi sono mangiato una tagliata che mi ha profondamente deluso vista la scarsa qualità della carne, mentre mi è stato riferito dalla bella donna fronte a me che la tagliata di tonno in salsa d’arancia con barbabietole e sesamo era decisamente ottima.
Abbiamo terminato con una mousse al limone molto delicata ed una alla cioccolata con biscotto e fragola altrettanto piacevole. Il tutto accompagnato da un vino bianco della casa che, per essere della casa, è stato molto apprezzato da entrambi per il suo sapore morbido e fruttato.
Così mentre intorno a noi un ragazzotto romano si vantava con due sue commensali del fatto di essere un “gran bel pezzo de carne”, uno stravaccato sciur milanese scuotendo la testa guardava la digitale facendo notare alla moglie che era venuta meglio nelle foto alle Maldive ed un gruppo di toscani elencava i luoghi recentemente visitati tra cui Egitto e Giordania (…andateci in Giordania!) facendo intuire che a molti non è chiara la differenza tra arabi e musulmani, venivamo gentilmente pregati da Efi di lasciare il nostro tavolo perché un gruppetto di danesi stava attendendo e noi non risultavamo nella lista prenotazioni. Quindi buttato giù in fretta il buon limoncello offerto abbiamo alzato i tacchi. Il conto? 62,50 euro cash, dato che non ho nemmeno potuto sfoggiare la mia carta di credito in quanto non sarebbe stato possibile rilasciarmi la ricevuta.
Ho l’impressione che a volte è meglio stare in mezzo alle cavallette ed i ragnetti… (Renato)















































