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Turismo è…

Arriva la pandemia che tutto il turismo porta via.

Nonostante l’evento catastrofico abbia modificato in peggio la qualità della vita dell’intero globo terrestre, il pensiero di molti, espresso apertamente, è stato ed è “chissenefrega delle vacanze, ci sono cose più importanti a cui pensare”

Pensiero parrebbe condiviso, tra l’altro, prima dal Governo Conte (quello della bodenza di fuoco)  con il pluriministro Franceschini  inerme ed incompetente e dal Governo Draghi dopo, con l’istituzione di un Ministero autonomo di fatto annullato dal Ministero della Salute.

Morale della favola un cortocircuito perfetto che ha disintegrato l’intero comparto turistico.

Ma cos’è il turismo? Le menti deficitarie che non l’hanno capito sono fondamentalmente due: chi pensa che il turismo si limiti ad una sciabattata in spiaggia, un bagno in mare ed una effimera abbronzatura fini a se stessi e chi crede che il territorio italiano vada privilegiato a scapito di quello straniero.

Cominciamo dal secondo punto: l’essenza del turismo è l’abbattimento dei confini. Voler privilegiare un territorio, ovunque esso si trovi, a discapito di altri è come affermare di voler aiutare prima i poveri di casa nostra e poi gli altri. I poveri vanno possibilmente aiutati. Punto. Indipendentemente dal luogo o dalla nazionalità. Se l’argomento povertà non convince i nazionalisti, allora c’è l’aspetto opposto da valutare, la ricchezza. Pecunia non olet dicevano i latini, qualunque sia la provenienza denaro rimane sempre, o solo, denaro.

Quando un connazionale varca un confine per godere delle meritate ferie non significa che tutti i suoi risparmi finiscano all’estero, anzi. Spiegando questa fase possiamo anche ricollegarci e rispondere al primo punto sopra menzionato, ossia il turismo è una rinunciabile sciabattata in spiaggia.

La signora Luisa, moglie del sig. Mario, vede su Instagram una foto bellissima di una spiaggia greca. Il paesaggio la colpisce talmente tanto che l’idea di passare qualche settimana d’estate sotto un sole garantito, acque limpide e cristalline prende forma giorno dopo giorno.

Entrambi esausti dalle limitazioni, dalle pressioni e dallo stress, si convincono che staccare momentaneamente la spina sia la scelta migliore.

Non se la sentono di organizzare il viaggio autonomamente perché vogliono evitare ulteriori pensieri che si andrebbero ad accumulare a quelli già presenti. Si affidano così ad una agenzia di viaggi di fiducia. A prendersi carico delle loro richieste è direttamente il proprietario che offre loro diverse possibilità. Valuta che le date siano compatibili con le varie offerte sul mercato proposte dai tour operator, si informa sulla qualità delle strutture, le preferenze sul cibo; tra l’altro uno dei due è celiaco. I due signori fanno la loro scelta mettendo in moto la fase organizzativa numero due. L’agenzia effettua la prenotazione presso il tour operator che da adesso in poi si prende carico dei due clienti. Prenota i posti sul volo di andata e ritorno che li porterà a destinazione, organizza il trasferimento dall’aeroporto alla struttura, comunica all’hotel la tipologia di stanza richiesta, nelle note fa presente che uno dei due ospiti è celiaco. Ad aspettarli, una volta arrivati nel luogo dei loro sogni, c’è un assistente che, essendo loro connazionale, parla la stessa lingua e rappresenterà dall’inizio alla fine il tour operator accertandosi quotidianamente che la vacanza del signor Mario e della signora Luisa si svolga come pattuito.

Intervenendo  tempestivamente in caso di necessità, come quando i due, cadendo da fermi con lo scooter, si slogano polso e caviglia. Li accompagna in ospedale, attiva l’assicurazione, indica loro un medico e la farmacia più vicina. Tutto risolto in poche ore, la vacanza non subisce nessun contrattempo. I due signori si godono le giornate al mare ma apprezzano particolarmente il fatto che, essendo italiani, la pasta a pranzo non manca mai. C’è addirittura un cuoco che la salta in padella al momento. I camerieri sono disponibili e sorridenti ed anche il maitre di sala vigila costantemente che il cibo del signor Mario sia glutin free. I coniugi giorno dopo giorno ritrovano il sorriso e sono sempre più rilassati tant’è che dopo aver aderito a tutte le iniziative dello staff di animazione decidono di esplorare l’isola usufruendo di una delle tante escursioni guidate. Via terra, via mare… C’è né per tutti i gusti. Comprano dei souvenir ed a volte cenano in qualche taverna tipica assaporando con curiosità i prodotti locali che sicuramente cercheranno di acquistare in qualche supermercato ben fornito una volta tornati a casa.

Arriviamo alla conclusione: Mario e Luisa sono andati in Grecia, vero. La maggior parte del loro investimento è però rimasto in Italia. Com’è possibile? L’agenzia di viaggi è italiana, il tour operator è italiano, la compagnia aerea che hanno utilizzato potrebbe essere italiana. L’equipaggio italiano. All’andata hanno fatto colazione nel bar dell’aeroporto italiano e sono stati serviti da una simpatica barista italiana. Quando hanno lasciato il tavolino dove erano seduti è passata una signora delle pulizie che lavora in una ditta italiana. Parte del personale della struttura in cui soggiornano in Grecia è italiano, molti prodotti che trovano al buffet sono italiani. La padella in cui viene saltata la pasta è costruita in Italia. Il caffè è importato dall’Italia; così come il formaggio grana, le mozzarelle ed il prosciutto crudo. L’assistente che si prende cura di loro, è italiano. Lo staff di animazione con cui si sono divertiti comprende diversi elementi italiani. Due receptionist sono italiani, altri due hanno studiato in Italia. Anche il dottore che li ha presi in cura ha conseguito la laurea in Italia ed ha prescritto loro dei medicinali prodotti nel Belpaese e di cui è rifornita la farmacia. La guida che li ha accompagnati in escursione ha studiato in Italia.

Grazie alle risorse che i turisti portano all’estero, tutti i beneficiari della filiera sono grati ed interessati alla cultura italiana tant’è che durante i mesi invernali scelgono di spendere le loro ferie o indirizzare i loro studi proprio in Italia. Mario e Luisa non lo sanno, ma chiacchierando con i locali quale il barista, il ristoratore, l’autista del bus, si sono resi ambasciatori della cultura italiana che, va sottolineato, spesso ha più rilevanza dell’esportazione dell’inciviltà.

Le persone partecipi  nel viaggio dei nostri simbolici coniugi non si riescono a contare. Non c’è un settore lavorativo che non sia coinvolto direttamente o indirettamente dal movimento turistico che è cuore pulsante ed indispensabile dell’economia mondiale.  

Se in qualche modo è giustificabile sentire affermazioni decerebrate scaturite da individui dalla conoscenza circoscritta, è preoccupante l’atteggiamento istituzionale nei confronti del turismo che fino all’arrivo della pandemia si è saputo muovere autonomamente.

Il turismo è arricchimento globale.

Se vuoi essere migliore di noi, caro amico, viaggia.

(Goethe)

Lettera aperta al Presidente del Consiglio

Al Presidente del
Consiglio dei Ministri
Prof. Giuseppe Conte

E, p.c. Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
On. Nunzia Catalfo

p.c. Al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
On. Dario Franceschini

 

Gentile Presidente,

 

nella memoria di molti italiani rimangono impresse le Sue rassicurazioni risalenti a fine Marzo.

Nessuno resterà indietro” e “400 miliardi per la ripresa, una potenza di fuoco per rialzare la testa” sono diventate le frasi iconiche del periodo mondiale più nefasto dal dopoguerra ad oggi.

Il Decreto Cura Italia sembrava  tenere conto dei lavoratori stagionali, segnale incoraggiante anche per l’assistente turistico che non è mai stato ufficialmente riconosciuto, anzi spesso confuso con l’animatore turistico.

Per qualche giorno mi sono illuso che almeno stavolta la drammatica situazione fosse sostenuta dallo Stato.

In realtà non è così. Inseguendo il suonatore del flauto, milioni di topolini tra cui il sottoscritto, si sono dimenticati che per anni hanno avuto un trattamento iniquo rispetto ai colleghi europei tedeschi e francesi cui vengono riconosciute le corrette condizioni contrattuali incluse le ferie retribuite, malattia, tredicesime, cassa integrazione, disoccupazione e via dicendo.

Già, perché noi italiani pur di partire e lavorare ci accontentiamo di contratti a tempo determinato stipulati da agenzie intermediarie con sedi svizzere o extra comunitarie.

Ecco servito quindi il pretesto per eliminare la coda di persone con la mano tesa a richiedere un necessario e provvisorio sostegno economico: la non conformità contrattuale.

Un deciso colpo di spugna che cancella la speranza  di persone impiegate nei periodi estivi da aprile ad ottobre e spesso inoperose nella stagione invernale loro malgrado; che agevolano i flussi aeroportuali e navali dei connazionali in Italia ed all’estero; che coordinano i trasferimenti verso le strutture ricettive; che sono intermediari in loco tra cliente, struttura ospitante, agenzia di viaggio e tour operator; primi soccorritori e punto di riferimento di ospedali, cliniche, assicurazioni e Consolati a seguito di clienti ricoverati; addetti  alla vendita e noleggio e promulgatori di attività inerenti la scoperta del territorio.

Tutto questo non è forse riconducibile ad uno status da lavoratore stagionale?

Trovo comprensibile che le persone comuni possano ignorare o sottovalutare il compito dell’ assistente turistico, inaccettabile che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e soprattutto il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo non siano a conoscenza delle reali dinamiche nel comparto turistico ulteriormente martoriato da scelte politiche a dir poco infelici.

 

Distinti saluti

 

Italiani all’estero: artisti a tutto tondo.

Agli italiani risulta particolarmente difficile staccarsi dalla cucina nostrana indipendentemente da dove si trovino.

E’ frequente trovare connazionali alla disperata ricerca di un piatto di spaghetti al dente che ricordi vagamente quello cucinato tra le mura domestiche, piuttosto che la pizza con i suoi semplici, ma a volte impossibili condimenti, come la mozzarella, spesso un vero e proprio miraggio nel deserto di formaggi dai più disparati gusti e variabili consistenze, fusi sulla nostra pseudo margherita.

Un viaggiatore è consapevole del fatto che lo spirito d’adattamento è fondamentale nella buona riuscita dell’esplorazione del territorio, sempre apprezzato anche dalle persone locali che spesso raccontano parte della loro storia attraverso i piatti tradizionali che ci propongono.

Fatto sta che di ristoranti italiani il mondo è stracolmo, specie di questi tempi dove gli italiani stessi cercano altrove la serenità economica e sociale che nell’ex Belpaese è ormai ostacolata da programmi politici europeisti che mal si sposano con la cultura italica.

Italiani DOC all'estero...

Italiani DOC all’estero…

Anche nella bella Rodi, l’isola greca che ormai abbiamo approfondito in ogni angolo più recondito, va segnalato un ristorante pizzeria gestito da una simpatica famiglia italiana che non solo rappresenta una cannula d’ossigeno ai turisti che necessitano di una ricarica di pasta o pizza cucinate a dovere, ma offre un atmosfera molto piacevole e rilassata.

Interno del locale

Interno del locale Michele Arcangelo

 

Parliamo della pizzeria Michele Arcangelo, che prende il nome dal personaggio storico importante e ben raffigurato nel Monastero di Panormitis (isola di Symi) a lui dedicato.

Le pizze da Michele Arcangelo

Le pizze da Michele Arcangelo

Situato nel pieno centro storico a pochi passi dalla Piazza Ippocrate e dalla famosa fontana che è un punto di riferimento e di ritrovo per tantissimi locali e turisti, poche decine di metri dalla porta Marina, ingresso più frequentato per entrare tra le mura di Rodi vecchia.

Nel fine settimana inoltre, oltre all’arte culinaria, la proprietaria Anita propone anche della musica dal vivo, anche quella fatta in casa… Infatti a cantare è proprio lei, ripercorrendo così le sue origini da cantante sulle navi da crociera che, complice il destino, l’hanno accompagnata fino a Rodi.

Le canzoni di Anita

Le canzoni di Anita

Gli italiani sono propensi alle chiacchiere, è risaputo e confermato da chi ci governa, ma in questo caso sarà bene lasciar parlare i fatti. Anzi, i piatti.

Buon appetito!

Michele Arcangelo

Pizzeria Ristorante Michele Arcangelo

Rio de Janeiro: Carretao contro Porcao

Per fornirvi un’opinione riguardante due churrascarias di Rio de Janeiro abbiamo scomodato mr. Vap. Conclamato divoratore di cibo senza limite, ha dovuto nutrirsi in precedenza per evitare di mandare in bancarotta i due ristoranti “all you can eat” (“tutto quello che puoi mangiare”, come li chiamerà lui). Così cominciamo a svelare anche mr. Vap. Buona lettura!

Per chi vuole aver un’idea della cucina carioca e in special modo della squisita carne brasiliana, mr. Vap consiglia assolutamente questi due ristoranti nel quartiere signorile di Ipanema: Porcao e Carrettao. (Oltre ad Ipanema il Porcao è presente anche a Rio’s, Barra e San Paolo, il Carretao a Copacabana)

La sfida tra questi due posti chiccosi e al tempo stesso informali e’ intrigante.

Rivista Porcao

Porcao offre anche una sua rivista

Porcao: http://www.porcao.com.br/

Il posto e’ un all you can eat della eccezionale carne brasileira,con il simpatico gioco del cartellino. (Verde, da un lato, per essere serviti dai camerieri, che girano per il locale con spiedi ai quali sono infilzati fior di filetti, controfiletti, arrosti e bolliti; rosso dall’altro per stoppare momentaneamente o definitivamente l’obelixiano banchetto di carne).

Quindi ragazzi e ragazze amanti dell’angus, qui vi potete sbizzarrire. Carni rosse al sangue, cucinate nella maniera migliore con il sale grosso, come deve essere fatto.

Camerieri gentilissimi e iper professionali servono questi manicaretti con gran rispetto e dignità.

Al Porcao, inoltre c’è un lauto buffet,molto curato con primi, verdure e sushi.

Tutto innaffiato da un buon vino carioca, caipirinha o birra che vanno ad impreziosire una cena di livello.

Il costo e’ elevato per i parametri brasiliani, ma alla portata del turista/viaggiatore europeo/nordamericano che si puo’ viziare con le prelibatezze “verde-oro“. Ecco perché potrebbe capitarvi di trovarvi seduti accanto personaggi celebri brasiliani come il giocatore di calcio Ronaldinho.

Qualità di carne eccelsa

Qualità di carne eccelsa al Porcao

Carrettao: http://www.carretaochurrascaria.com.br/

Il Carrettao e’ sempre un “all you can eat” del rosso manzo “carioca”, con pure il divertente gioco del cartellino che ho spiegato per il Porcao.

Buffet curatissimo con ogni ben di dio, camerieri efficientissimi e cordiali, vini, birre e cocktail pestati squisiti.

Se al Porcao bisogna andare almeno una volta, al Carrettao ci si torna molto piu’ volentieri: maggior customer care, più ordinato, pulito, scanzonato, informale, miglior rapporto qualità/prezzo,  disponibilità del personale.

mr.Vap impaziente durante il taglio del filetto

mr.Vap impaziente durante il taglio del filetto al Carretao

L’aneddoto carino che mr. Vap vi racconta è della conoscenza, seppur superficiale, di una camerierina addetta al buffet, appunto al Carrettao, chiamata Alina.

Chissà, per lei, giovanissima, servire uno straniero come me, cosa pareva essere…

Un marziano, per lei,ancora bimba nei modi; per me un sorriso, due parole scambiate in italiano-portoghesato e tanta vivacità carioca, che mi fa preferire definitivamente l’elegante, ma scanzonato, Carretao.

Mr.Vap si abbuffa senza ritegno davanti alla sua Vap.

Mr.Vap si abbuffa senza ritegno davanti alla sua Vap.

Controviaggio ringrazia mr. Vap per il suo contributo, speranzoso che dopo il racconto della “camerierina” non vengano intraprese azioni legali contro di lui per pedofilia ed al Carretao per sfruttamento di lavoro minorile.

Puntata Zero. Grecia, Rodi. Hotel Ristorante Melenos a Lindos

Sito ufficiale: http://www.melenoslindos.com

Prezzo medio per persona bevande incluse: dai 50euro a salire.

Prenotazione consigliata

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Melenos a Lindos

Melenos a Lindos

 

Il ristorante che andremo a visitare virtualmente in questa “puntata” è il migliore in assoluto dell’isola di Rodi, a mio avviso naturalmente. Parliamo del piccolo e lussuoso hotel ristorante Melenos situato nella spettacolare cornice di Lindos che certamente contribuisce a rendere questo posto ancor più incantevole.

Posizione incantevole

Posizione incantevole

Personalmente ho avuto modo di cenarci in dolce compagnia e devo dire che tutte le componenti che rendono un posto d’alto livello erano al posto gusto.

Melenos si trova ai piedi dell’ultimo pezzo di una delle due salite che porta all’Acropoli e forse questo potrebbe essere l’unico mezzo punto a sfavore dato che non ci si può arrivare con i mezzi; questo particolare è più trascurabile per i pigri rispetto alle esigenze delle gentil signore che difficilmente si presenteranno in quel posto in jeans e scarpe da ginnastica bucate; fare il pezzetto di salita con le scarpe con tacco è impresa piuttosto ardua.

Se siete dei Daniele avrete la scusa di mettere le mani addosso alle vostre signorine per aiutarle a salire anche se, con lui, probabilmente vi fermereste alla trattoria italiana che si trova proprio prima della rampa.

Diciamo un genere leggermente diverso…

Arrivati presso il ristorante sarete accolti dal personale e probabilmente dal proprietario che parla italiano. (particolare fondamentale per gli italiani che ancora non han capito che la seconda guerra mondiale l’han vinta inglesi ed americani altrimenti in Europa si parlerebbe tedesco ed italiano e saremmo tutti biondi alti e con gli occhi azzurri) Potrete quindi accomodarvi ai tavoli presso l’incantevole terrazza che guarda il golfo di Lindos con le barche a vela e yacht ormeggiati al largo e con alle vostre spalle l’imponente acropoli circondato dalle famose mura medievali innalzate dall’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni che a Rodi tanto han costruito.

Atmosfera perfetta

Atmosfera perfetta

Tavoli curati con arredi bianchi candidi, luce soffusa dalle lanterne e dall’immancabile lume di candela, postazione per le bevande e per il vino che, una volta selezionato, vi sarà servito dopo il primo assaggio e consenso come da rituale. La professionalità del personale farà sì che possiate concentrarvi sul vostro commensale dato che una volta presa la comanda diventeranno discreti e presenti solo nei momenti necessari. Non dovrete nemmeno preoccuparvi di versare il vino nei bicchieri vuoti. Questo lo trovo fondamentale per poter dedicare tutta la vostra attenzione alla persona che avete difronte, sia questa una cena romantica che una cena d’affari.

Lume di lanterna e candela

Lume di lanterna e candela

Come al solito ricordo che al ristorante andiamo principalmente per mangiare ed anche in questo caso la missione di Melenos è compiuta: pietanze elaborate dai sapori genuini, delicate e molto curate nella presentazione. Rispettati i tempi nel servirle, i piatti sono impossibili da riprodurre anche per un cuoco amatoriale di buon livello;  si vede la mano del professionista e questo giustifica assolutamente quello che sarà il prezzo finale.

Nouvelle cousine

Nouvelle cousine

Personalmente ho optato al solito per la carne e, finalmente, la mia richiesta di cottura medium rare è stata rispettata, dato che abitualmente sembra essere sola una domanda di rito in seguito disattesa. Piatto delizioso con accostamenti mai provati prima. Eccellente anche il pesce (mi dissero), così come gli antipasti. Molto ampia anche la scelta dei vini e dolci che a detta di chi ha divorato la “mia” torta di compleanno, gentilmente offerta dal locale, sono squisiti (ricordo che non mangio pesce e dolci)

Carne o pesce l'alto livello non cambia...

Carne o pesce l’alto livello non cambia…

Certo alla fine di tutto bisogna aprire il portafoglio e qui riporto quanto ho scritto altrove riguardo lo stesso locale: all’ingresso non ho visto esposto nessun cartello Onlus né Caritas pertanto quando è arrivato il conto ho saldato senza rimorsi.

Insomma, nella mediocrità delle tante taverne e ristoranti che di tale nome vantano solo i prezzi, finalmente un luogo decisamente professionale ed esclusivo. (Renato)

Puntata Zero. Grecia, Rodi. Marco Polo Gourmet

Marco Polo Restaurant

Marco Polo Restaurant

Dopo aver vissuto un’esperienza semi drammatica a schivar cavallette e ragnetti penzolanti in compagnia di Daniele in un locale che si chiama Kantina (da lui recensito ovviamente) ho ben pensato di evitare di farmi lasciare dalla mia paziente ragazza che nel frattempo è venuta a trovarmi a Rodi, invitandola così a cena in un ristorante situato nella pittoresca città vecchia.

Il locale, che è anche una pensione, si chiama Marco Polo.

Personalmente l’avevo già visitato nel 2008 quando accompagnai la troupe del programma televisivo “Stella del sud” (RAI) che aveva confezionato un bel servizio visto la particolarità del posto; tradizionale, molto colorato. Era stata intervistata la signora Efi, proprietaria. Sinceramente mi sono imbattuto nuovamente in questo locale mentre cercavo altro su TripAdvisor, sito che tra l’altro non amo particolarmente. Detto fatto, proprio per evitare figuracce alla Daniele con la mia ragazza, ho prenotato addirittura più di una settimana prima, il giovedì per il sabato successivo. Neanche nel ristorante dello chef Cracco (usiamo lui come esempio visto il successo a Master Chef Italia) è richiesto cotanto anticipo.

Giardino ristorante

Giardino ristorante

Fatto sta che finalmente arriva il fine settimana e dopo una ricerca abbastanza sofisticata, data la posizione della locanda che si trova tra i vicoli della Old Town, riusciamo a scovarla ed arrivare un quarto d’ora prima dell’orario concordato durante la prenotazione. Prenotazione? Quale prenotazione? I proprietari non trovano il mio illustre nome nell’agendina scarabocchiata. Cominciamo bene. Riconosco Efi che naturalmente non si ricorda di me e non fa niente per nasconderlo, anzi ci liquida abbastanza velocemente, probabilmente terrorizzata da una mia ipotetica richiesta di sconto sul finire. I tavoli sono all’aperto e mentre la mia ragazza si godeva l’ambiente scattando foto qua e là io cercavo di nasconderle una certa prima delusione.

I muri colorati

I muri variopinti del locale

Fatto sta che i camerieri si sono rivelati molto disponibili e sorridenti ma, come sostengo sempre, al ristorante ci vado per mangiare, quindi priorità al cibo. Sul nostro tavolo sono comparsi come antipasto per me un purè di fave con cipolle caramellate e menta che rende molto di più a scriverlo che a consumarlo e per lei un’ottima feta fritta in pasta sfoglia con sesamo e miele.

Feta fritta in pasta sfoglia

Feta fritta in pasta sfoglia

Dato che non mangio pesce ed odio l’agnello (morto s’intende, non vorrei urtare la sensibilità di qualcuno) mi sono mangiato una tagliata che mi ha profondamente deluso vista la scarsa qualità della carne, mentre mi è stato riferito dalla bella donna fronte a me che la tagliata di tonno in salsa d’arancia con barbabietole e sesamo era decisamente ottima.

Tagliata di tonno

Tagliata di tonno

Abbiamo terminato con una mousse al limone molto delicata ed una alla cioccolata con biscotto e fragola altrettanto piacevole. Il tutto accompagnato da un vino bianco della casa che, per essere della casa, è stato molto apprezzato da entrambi per il suo sapore morbido e fruttato.

Mousse al cioccolato

Mousse al cioccolato

Così mentre intorno a noi un ragazzotto romano si vantava con due sue commensali del fatto di essere un “gran bel pezzo de carne”, uno stravaccato sciur milanese scuotendo la testa guardava la digitale facendo notare alla moglie che era venuta meglio nelle foto alle Maldive ed un gruppo di toscani elencava i luoghi recentemente visitati tra cui Egitto e Giordania (…andateci in Giordania!) facendo intuire che a molti non è chiara la differenza tra arabi e musulmani, venivamo gentilmente pregati da Efi di lasciare il nostro tavolo perché un gruppetto di danesi stava attendendo e noi non risultavamo nella lista prenotazioni. Quindi buttato giù in fretta il buon limoncello offerto abbiamo alzato i tacchi. Il conto? 62,50 euro cash, dato che non ho nemmeno potuto sfoggiare la mia carta di credito in quanto non sarebbe stato possibile rilasciarmi la ricevuta.

Ho l’impressione che a volte è meglio stare in mezzo alle cavallette ed i ragnetti… (Renato)