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Aeroporto ed aereo: che vergogna!

Impegnando molto del mio tempo tra aerei ed aeroporti, vuoi per svago che per lavoro, non posso esimermi nell’esprimere qualche considerazione riguardo l’atteggiamento delle persone nell’approcciare questi due ambienti.

Eviterò, o almeno proverò a farlo, di cadere nella tentazione di semplificare il mio dissenso in suddivisioni tra differenti Paesi di provenienza o semplicemente tra educati e meno educati.

Il giornalista genovese Pier Leone Mignanego, conosciuto con lo pseudonimo di Piero Ottone, scrive che Quel che preoccupa è la convinzione, sempre più diffusa, che le buone maniere siano un’anticaglia, e che non valga la pena di impararle.

In effetti a pari passo con l’inarrestabile sviluppo tecnologico pare regredire il senso civico che molte persone considerano come un mirtillo sulla cheesecake, bello ma fondamentalmente superfluo; dobbiamo invece considerare l’educazione civica, nel caso, la base in biscotto che tiene assieme la torta.

DSC_0151In aeroporto, così come in tutti i luoghi di aggregazione dovuta all’attesa di svariati eventi, troppo spesso si assiste a cellule impazzite che, colte da momenti di panico dovute probabilmente ad impreparazione ed improvvisazione, si lasciano trasportare da un’emotività momentanea che li spinge ad agire in modo scomposto. La famigerata fila, classico esempio, è un qualcosa che non tutti riescono a metabolizzare e giustificare. In molti luoghi si è dovuti ricorrere all’eliminacode, strumento che ad ogni emissione di un numero certifica l’evoluzione della stupidità umana preferita all’antica elegante usanza che prevede ai nuovi entrati di chiedere chi è l’ultimo della coda. Negli aeroporti è rimasta viva quest’ultima usanza, peccato che di code ce ne siano almeno cinque ed immettersi in quella esatta sia un terno al lotto. Così, tra mugugni, qualcuno che perde le staffe e comincia ad inveire contro chi lo precede, valigie che ti minacciano la caviglia ed alitate sul collo, ci si ritrova imbottigliati al banco check-in dove si verifica l’incontro multiplo ed il conseguente balletto del chi passa per primo. Aggiungiamo il fatto che nei voli low cost incomba sul passeggero la minaccia d’esser costretti ad imbarcare in stiva il bagaglio a mano ecco che guadagnarsi la pole position diventa imprescindibile. Anche l’occupazione del velivolo non segue nessun protocollo civico e gli ultimi arrivati vagano avanti ed indietro per il corridoio alla ricerca di cappelliere vuote ove riporre i non sempre modesti bagagli, mentre le persone nel frattempo sedute li guardano con soddisfazione per averli lasciati con il cerino in mano.

DSC_0150Passati indenni i primi due schemi, se così fosse stato, già pronti ad intonar vittoria, ci si dimentica che il viaggio andrà affrontato con qualcuno seduto vicino che probabilmente sarà in sovrappeso e/o invadente, raffreddato, agitato o ipertecnologico dai volumi musicali incontrollati mentre il sedile posteriore quasi sicuramente sarà occupato da una persona molto alta che per la durata del viaggio sarà impegnata a ricercare costantemente la comoda locazione delle gambe alterando il nostro schienale. Peggio ancora dietro a noi potrebbe capitare un bambino al quale i genitori lasceranno totale libertà di espressione e movimento che culminerà con ripetuti calci al nostro sedile conditi da spazientiti pianti isterici.

A decollo avvenuto, con lo spegnersi delle indicazioni luminose che suggeriscono di tenere allacciate le cinture di sicurezza, si comincia a fare la conta delle persone ottuse: ad ogni click che decreta lo scioglimento di queste né corrisponde una, esclusi i passeggeri costretti ad utilizzare i servizi.

DSC_0153Senza forse e senza ma l’apice dell’insensatezza viene raggiunta nel medesimo istante in cui le ruote dell’aereo toccano il suolo emettendo il forte ed intermittente stridio che provoca un timido applauso che sfocerà in ovazione una volta regolarizzata la corsa sull’asfalto. L’euforica reazione potrebbe anche far pensare che ciò non avvenga regolarmente: inquietante. Mentre c’è chi aspetta seduto al proprio posto che la macchina ponga fine alla sua corsa, c’è già chi con destrezza e velocità houdinesca, si sfila le cinture e si cimenti in posizioni ayurvediche inscatolando la propria testa tra le cappelliere in attesa che da lì a poco, o forse no, vengano aperti i portelloni consentendo così la fuoriuscita dei passeggeri ed il loro perdurante martirio.DSC_0152

Comodamente seduto, penso che l’educazione civica non solo non è qualcosa di superfluo o marginale, ma è uno strumento indispensabile per la corretta coesione di individui e la facilitazione dei compiti che questi svolgono abitualmente.

Purtroppo, verrebbe da aggiungere.

Bruxelles: L’avenir s’habille médiévale

dNon è ben chiaro se la corona che sta portando la reginetta d’Europa Bruxelles sia effettivamente costituita d’oro e diamanti piuttosto che di spine, fatto sta che la città fiamminga non concede alcuna pausa artistica all’ospite che durante le visite assiste ad un interminabile flusso d’immagini che spaziano dal gotico al neo barocco fino all’art nouveau solo per citare alcuni degli stili che più la identificano.e

La sensazione che trasmette Bruxelles durante gli spostamenti tra le vie e le piazze del centro è di muoversi tra installazioni artistiche di un museo all’aperto che ci accompagnano passo dopo passo. A differenza della maggior parte delle capitali europee meridionali, è raro trovare appeso ai negozi o ai palazzi il cartello vendesi/affittasi simbolo della crisi economica che identifica le fallimentari politiche che si sviluppano proprio tra gli alti, anonimi e freddi palazzi del Parlamento Europeo ospitato nella capitale belga. Essere al centro dell’attenzione aiuta per molti versi, caratteristica che se accumunata all’alto senso civico presente nei popoli nordici, rivela il persistente successo delle attività commerciali che non sembrano soffrire della spietata concorrenza proveniente dal mercato globale e dalla grande distribuzione. Tra gli scaffali delle botteghe i curiosi avventori riscoprono il piacere dell’acquisto originale e sfizioso a discapito, per una volta, della compera on line concentrata sul risparmio senza convenevoli. gLa cioccolata belga è la protagonista incontrastata ed il suo lustro e qualità fan sì che faccia bella mostra di sé in splendenti vetrine curate alla pari di prestigiose gioiellerie. Anche quest’ultime non mancano, così come locali adibiti alla vendita di incantevoli mobili antichi e d’importazione accompagnati da tappeti mediorientali che non si possono non associare ad ambienti d’alto borgo. Gli orologi di lusso usati esposti in un’orologeria vicino alla Chiesa Notre Dame du Sablon, stesso luogo dove avviene il mercatino dell’usato, fan pensare ad oggetti dismessi dai politici, che nel frattempo scorazzano avanti indietro per la città con le loro ammiraglie seguiti da imponenti scorte cui le sirene spiegate spezzano il normale ritmo quotidiano in cui le persone passeggiano o praticano jogging nei vari parchi esistenti e dall’inequivocabile aspetto regale.

tinNel mix di arti moderne ed antiche non possono sfuggire all’occhio e non piacere i murales dal tratto fumettistico che spesso compaiono sulle facciate dei palazzi. Dalla matita dell’artista belga Hergé prende vita TinTin che in compagnia del fido cagnolino Milou diventa il grande protagonista di piacevoli raffigurazioni in forma di murales, apprezzabili anche nel museo del fumetto e nei numerosi negozi specializzati che assieme alla cioccolata ed alla birra caratterizzano inconfondibilmente Bruxelles. Sembrerà d’esser presi per mano da questo personaggio frutto della fantasia anche durante le visite alle numerose Chiese e Cattedrali, spesso d’impronta gotica, che ergono al cielo sofisticate guglie ed importanti campanili e che alla penombra del loro interno celano opemennekenbisre architettoniche, scultoree e pittoriche di ragguardevole interesse. Difficile però rimanere concentrati su qualcosa di particolare perché, ripeto, il vorticoso flusso d’arte composto non solo da opere importanti ma anche da arti cosiddette applicate, è incessante. Tempo di uscire dalla solenne Notre Dame da la Chapel che già il nostro sguardo viene catturato dalla movimentata facciata di un negozio specializzato in insegne e decorazioni commerciali degno di un film, o fumetto per stare in tema. In tutta questa frenesia artistica diventa così ebmblematico il murales presente in una delle vie laterali che conducono alla piccola statuetta in bronzo Manneken pis e che appunto ripropone il bimbo statuetta simbolo intento a far pipì dipinto e rivisto in chiave moderna. Tutto questo è l’entusiasmante contorno, se così possiamo chiamarlo, del cuore della metropoli fiamminga che si identifica nella maestosa Grand Place, piazza che a pieno diritto è considerata dal 1998 patrimonio dell’umanità dell’Unesco ed al quale era inevitabile non dedicare la copertina. Uno dei luoghi più suggestivi al mondo che giustifica da sola la visita della città. L’armonia profusa tra lo stupefacente Hotel de Ville (Municipio), la Maison du Roi e le varie corporazioni è infatti assolutamente indescrivibile, ulteriormente valorizzate da decine di attività ospitate in lussuosi ambienti dai multiformi decori dorati che si affacciano alla Piazza.

fBruxelles pur esibendo con meritata fierezza il carattere medievale non rinuncia ad accogliere il futuro riscontrabile nella quotidianità dei suoi abitanti, dei turisti e dalla simbologia ereditata da Expo ‘58, in particolar modo nel multi sferico e riflettente Atomium posizionato in una parte periferica della città, quasi a voler prendere le dovute e rispettose distanze dalle imponenti e maestose opere collocate nel cuore cittadino.