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Ad ammirar le stelle

Per avere successo nella vita servono tre cose: consapevolezza, consapevolezza, consapevolezza.

Nel mondo lavorativo che troppo spesso naviga con la prua rivolta verso la mediocrità e l’indifferenza, avere il privilegio di assistere ad eventi come Eccellenze in Malga è qualcosa da far accapponar la pelle. Non solo non è da tutti poter condividere gli spazi della cucina con professionisti stellati e stellari, ma come scritto poc’anzi è necessaria cultura, passione, empatia e consapevolezza per poter apprezzare a pieno i ricordi che rimarranno scolpiti come grafiti nella roccia.

Per ospitare la puntata di Eccellenze in Malga a Sappada (UD) è stato scelto il Bach Boutique Hotel, struttura che ben si presta ad accogliere queste interessanti iniziative. Nel caso specifico il direttore d’orchestra è stato il mitico Fabrizio Nonis, meglio conosciuto come El beker e noto mastro macellaio, ben coadiuvato dalla sua graziosa e grintosa collega Veronica Defilippis. Entrambi hanno curato sia la parte organizzativa nonché la conduzione televisiva.

I protagonisti dei fuochi, che si sono alternati con dedizione che possiamo affermare mistica, provengono da cucine stellate fiori all’occhiello del territorio friulano, isontino e giuliano. Parliamo di Matteo Metullio e Davide De Pra de l’Harrys Piccolo Restaurant e Bistro di Trieste (2 stelle Michelin), Fabrizia Meroi del Ristorante Laite di Sappada (1 stella Michelin) e Tomas Kavcic del Ristorante Pri Lojzetu Dvorec  di Zemono, Slovenia (1 stella Michelin) nonché i resident chef del Bach Boutique Hotel Kevin Gaddi e Fabio Trinco.

Questi ultimi hanno coraggiosamente presentato una loro creazione che non solo non ha sfigurato al cospetto degli chef stellati ma anzi ha ricevuto moltissimi pareri entusiastici da parte dei circa cento commensali che hanno avuto il privilegio di prendere parte alla degustazione. Nello specifico parliamo di un secondo piatto composto da filetto di cervo cotto a bassa temperatura, con purè di barbabietola e patate e ristretto di mosto invecchiato 18 anni Asperum Midolini.

Se proprio vogliamo spiegare le vele e navigare tra le onde dell’eccellenza culinaria ecco una breve descrizione dei piatti presentati dagli chef stellati: Metullio e De Pra hanno fatto uscire dalla cucina un primo piatto che è stato un superbo ed equilibrato risotto mantecato al burro di malga, buccia di limone, polvere di liquirizia, polvere di nero di seppia e ricci di mare. Si sono occupati anche del dessert, apoteosi di gusti e freschezza che ha elegantemente chiuso l’esperienza: zuppetta di kiwi, yogurt, cioccolato bianco con centrifuga di sedano e mela verde, sorbetto di mela verde, meringa sbriciolata e marshmallow al limone.

Dolce ma decisamente sicura  e determinata si è anche confermata Fabrizia Meroi che ha presentato un piatto familiare ed intimo nonostante l’evidente grado di difficoltà d’esecuzione. Un delicatissimo primo piatto consistente in una pasta a base di patate con pane di segale, schiuma di formaggio e fois gras di anatra.     

Sono invece servite decine di ore di cottura ed affumicatura per la carne di manzo del Pranzo Sloveno presentato dall’esilarante Tomas Kavcic e che ha impressionato positivamente tutti i commensali.

Mentre in cucina si alternavano con professionalità ed umiltà questi mostri sacri, in sala i sommelier avevano il loro bel da fare a versare le numerose linee di vino presentate dalle case vitivinicole Vie di Romans e Kante che al cospetto di selezionate prelibatezze non hanno avuto alternativa se non quella di proporre le migliori bottiglie della loro produzione.  Nei bicchieri si sono così alternati Chardonnay, Pinot Grigio, Malvasia, Vitovska, Pinot Nero (…)

Tra gli ospiti illustri che hanno reso la giornata davvero indimenticabile, va sottolineata la presenza indispensabile alla buona riuscita dell’evento patrocinato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, delle qualificate e piacevoli ragazze della Latteria Plodar Kelder di Sappada che con la loro selezione di formaggi hanno fin dal momento dell’aperitivo fatto presagire livelli qualitativi eccellenti; così come il maitre ed i camerieri della scuola alberghiera che hanno davvero lavorato nel migliore dei modi prodigandosi a far sì che il servizio sia all’altezza e che potranno vantare alla loro giovane età un’esperienza professionale unica. Così tra vapori e pizzichi di sale, papabile passione e tanti discreti sorrisi si è conclusa una giornata meravigliosa che finirà di diritto nelle pagine più belle ed indelebili della memoria storica dei fortunati partecipanti e del Bach Boutique Hotel che già scalpita in attesa di nuove emozioni da proporre ai suoi ospiti.

Parafrasi di terremoto

biciA L’Aquila quasi tutti gli edifici sono coinvolti in opere di ricostruzioni. Alcuni ancora nascosti dalle reti di protezione, altri sostengono complesse impalcature, qualcuno è stato puntellato ed abbandonato a se stesso.

Sembra di camminare all’interno di un grande set cinematografico svuotato dagli attori protagonisti.

Sempre meno presenti, ma esistono ancora luoghi dove il tempo si è fermato pochi istanti dopo i crolli della notte del 6 aprile 2009. Si possono scorgere dei grossi monitor della saletta computer di un bar. La visione ci fa comprendere i passi da gigante che sta facendo la tecnologia, quasi voglia instaurare in rapidità un ampio e netto distacco dal tragico avvenimento.  Affacciandosi alle vetrine di alcuni negozi evacuati si nota la merce giacente disordinata tra scaffali incrinati e pavimenti impolverati.

Camminando tra le vie della città questo è quello che si vede.

impalcaturaLe martellate, le accelerate delle betoniere, lo stridere dei trapani, i richiami tra muratori è quello che invece si sente. Attorniati da un irreale cuscinetto di silenzio.

Il rischio è focalizzarsi su quanto sopra descritto e piangere la parziale dispersione culturale ed architettonica anziché la perdita umana e comunitaria.

L’eruzione del Vesuvio a Pompei provocò la distruzione dell’insediamento umano immobilizzando e cristallizzando nella storia centinaia di persone. Resti a tutt’oggi riconoscibili che ci ricordano gli attimi di sorpresa e sofferenza subiti dagli abitanti. A distanza di duemila anni il ritrovamento di oggetti e resti appartenenti al nostro genere ci ricordano i drammi e le storie vissute all’epoca. Il centro dell’attenzione è rivolta all’uomo.

L’Aquila, a differenza della cittadina campana, sarà ripulita e tirata a lucido pronta per ripresentarsi al mondo come una delle più belle città europee e non solo. Esiste così il rischio che venga celata traccia della sofferenza subita da ogni cittadino. Persona per persona.

Il pericolo più grande è che dopo il caloroso abbraccio umanitario ricevuto in varie forme dagli aquilani, nel caso specifico, le vittime vengano dimenticate o abbandonate per procurata scocciatura. Le richieste d’aiuto protratte nel tempo, pur logicamente legittime, diventano scomode al resto delle comunità integre che non amano protrarsi nelle emergenze. Anche se irrisolte.

internoNella storia il bar non porta i ricordi, ma i ricordi portano inevitabilmente al bar  quello che si cerca di far emergere è il fatto che le cose si possono ricostruire. A tutto c’è una soluzione, tranne che alla morte. Simbolicamente il riferimento a questo detto è la serranda del bar del protagonista del racconto, tornata in asse dopo il sisma. Qualcosa di materiale che in mezzo alla distruzione addirittura si ripara.

Per chi resta in vita non rimane altro che adattarsi ai cambiamenti e confrontarsi con la nuova realtà.

Guardando negli occhi di queste persone si dovrebbe pensare a quello che hanno perso, a ciò che hanno subito. Negli Stati Uniti dopo il crollo doloso delle Twin Towers hanno individuato un nemico contro cui scagliare la loro rabbia. Tutti i desideri di rivalsa all’accaduto li stiamo pagando ancora oggi con l’aggiunta di altre vittime; anche tra uomini dell’esercito riversati nei luoghi dove si radicalizza il male. A loro detta.

Nel caso nostrano non c’è un nemico da affrontare. Esiste chi punta il dito verso le autorità competenti che non hanno prevenuto niente di ciò che si è verificato, gli orfani delle Chiese semidistrutte che evocano punizioni divine, altri che si appellano alla fortuna o sfortuna.

Ciò che è stato è un evento naturale. Vedendolo da un punto di vista naif e fantasioso una scrollatina del globo terrestre forse annoiato nel sopportare milioni e milioni di puntini che lo modificano quotidianamente estraendo minerali, producendo scorie, lasciando residui ovunque e divorando tutto ciò che si muove tra terra, acqua ed aria.

Anche questa teoria però devia la traiettoria dell’intento della storia dell’uomo del bar che, se ancora non si fosse capita, vuole indirizzare l’attenzione alle persone toccate dall’evento e non alle cose.

Le cose sono fatte per essere usate.
Le persone sono fatte per essere amate.
Il mondo va storto perché si usano le persone e si amano le cose.