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Sulle orme di Saramago (viaggio tra padre e figlia)

https://www.youtube.com/watch?v=KFJctedH_ys

La nostra conversazione telefonica si è appena conclusa.

chitarraioNonostante i molti anni passati, mi sento frastornata dal sentimento di rabbia e d’amore che provo nei suoi confronti. Non riesco a spiegarlo a me stessa ora, figuriamoci da bambina quando vedevo scorrere la mia vita da inconsapevole mutilata d’affetto. Le mie rivoluzioni ormonali le ha dovute subire mia madre; scontri a muso duro, pianti ininterrotti e porte chiuse in faccia alla persona che portava sulle spalle ciò a cui lui aveva rinunciato. Per la musica, avevamo voluto credere entrambe; semplice irresponsabilità la realtà dei fatti.

Il tempo ricuce vecchie ferite, da galantuomo qual è arrotonda gli spigoli, annebbia i ricordi. Le rughe del viso sono file di eserciti arresi al nemico. Sempre più numerosi, evidenti; stremati e raggruppati su campi di battaglia di pelle rosea.

Da poco ho accettato tutto questo e da altrettanto tempo ho caricato nel mio pc le poche fotografie scattate di quando ero piccola. Sorridevano tutti e quasi non riconosco più nessuno di noi.

Mi intenerisce la foto dove lui mi tiene in braccio. L’indice della mia minuta mano sfiora il suo volto. Forse già allora avevo presagito che qualcosa sarebbe andato storto. L’indicavo con innocenza come a voler dire E’ lui. E’ colpa sua. L’interpretazione attuale toglie molto alla realtà di quello scatto. Una semplice famiglia abbracciata e vestita in modo buffo.

dsc_5509Ad ogni apparizione a casa ed alle sue infrequenti sortite si materializzava una specie di eroe. Era lui che più si avvicinava al mio mondo immaginario di giochi e castelli di fantasia. Al cospetto di mia madre, pratica e disillusa, lui portava poesia e musica. Lasciava una scia di polvere luminosa evanescente ad ogni suo, raro, passaggio. Quanto avrei voluto seguirlo nei suoi viaggi, nelle sue avventure. Farmi accompagnare alla scoperta del nostro mondo.

Sono emozionata e sorpresa nel doverci passare qualche giorno assieme. L’invito a seguirlo ad una sua esibizione in Portogallo è nato casualmente; invito intricato da anni in attesa che una mia sciocca domanda lo scardinasse facendolo volare come un palloncino nel cielo.

Le nostre conversazioni sono fredde, distaccate. Ci scambiamo informazioni. Molte delle sue domande sono ripetitive. Quando si accerta delle condizioni di salute di mamma non credo lo faccia con pentimento. Forse è affetto, probabilmente abitudine. Non ha mai chiesto del mio compagno o della sua esistenza; come se le lancette del suo orologio si fossero fermate a quand’ero bambina.

Vivremo dei giorni strani, sicuramente interessanti, imprevedibili.

casaSuonerà a Casa da Musica a Porto, un enorme struttura futuristica a più piani che contiene diverse sale da concerto. Già lo immagino mentre appoggia la sua custodia ed apre con fare sicuro e rituale le clip usurate. Il vecchio legno che modella la sua splendida e lucente chitarra che estrarrà nuovamente è la dimostrazione della sua fedeltà. Tra la fuoriuscita di tante note la parola fedeltà sembra una forzatura di questo brano vissuto, invece è l’ottava sopra.

Mio padre è una coerente testa di cazzo, il titolo che leggo sullo spartito della mia vita.

Non ci sono stati molti abbracci tra me e lui. La sua chitarra era presente anche in quei rari momenti. Ricordo con piacere il calore del suo corpo mentre mi avvolgeva da tergo e posizionava le mie piccole mani sullo strumento, intento ad insegnarmi gli accordi. Una voce profonda e rassicurante accompagnava lo scorrere delle mie minuscole dita tra le metalliche corde di quel complicato arnese. Quante vesciche e quanto dolopidaore.

Passeremo alcuni giorni a Porto e poi andremo a visitare Lisbona, mi ha detto. Nella capitale voglio visitare la Fondazione Saramago, l’unico sogno da adulta che metterò in valigia.

Il mio desiderio di riscoprire azioni infantili è annientato dal suo sorprendente entusiasmo e dal programma di viaggio. Colorato e surreale, come le nostre vite d’altro canto.

Mi ha parlato del piccolo agglomerato di case grigie con gli infissi blu chiamato Pidao. Collocato tra le montagne e nascosto timidamente tra esse al riparo del sole. Lo visiteremo di strada scendendo da nord verso il cdsc_5553entro.

Ci sarà Sintra con i suoi castelli. Varcati i reticolati di cinta ci perderemo dentro giardini, corsi d’acqua, laghetti e fitta boscaglia formata da alberi centenari testimoni delle lunghe e riflessive passeggiate dei nobili feudatari la cui immensa ricchezza non sempre fu sufficiente a riempire incertezze e solitudini. Si dischiuderanno tra le nebbie i caldi e vivaci colori del Palacio da Pena, uno dei castelli più originali mai costruiti.

Approderemo nella capitale lusitana dopo aver percorso una ventina di chilometri brulicanti di antiche ville immerse in verdi parchi e vicoli inerpicanti fino ad approdare alla torre di Belem, ennesima meraviglia portoghese patrimonio dell’Unesco.dsc_5590

Guiderò io la macchina.

Rassegnata al fatto che ancora una volta sarà protagonista la musica; ad inframmezzare le nostre poche parole.

Magari quelle mai dette tra padre e figlia.

 

 

 

Se non sei mai stato odiato da tuo figlio, non sei mai stato genitore.
Bette Davis

Il Trenino Rosso del Bernina

treninoLa dimensione fiabesca che suscita il Trenino Rosso del Bernina si percepisce già nel momento in cui si mette piede sul predellino del vagone che con le sue ampie vetrate ci consente di ammirare le spettacolari immagini che scorrono armoniosamente durante il tortuoso percorso alpino.

La giornata asciutta e soleggiata che ha accompagnato il mio fantastico viaggio tra le sontuose montagne svizzere ha sicuramente contribuito a rendere l’esperienza particolarmente piacevole; certo in caso di pioggia o neve l’idea di stare seduti al caldo del trenino assume ulteriore romanticismo, a discapito però della luce necessaria per fotografare o filmare luoghi decisamente da cartolina.

Il Trenino Rosso del Bernina vanta numerose caratteristiche d’eccellenza che culminano in un riconoscimento prestigioso, ossia l’iscrizione della Ferrovia retica Albula/Bernina al Patrimonio Mondiale (UNESCO) nel 202108 che su una scala di sei ferrei criteri ne ha riconosciuti ben due, quando per essere insigniti di tale merito, ricordiamolo, è sufficiente uno. Questi due criteri in sintesi sono che la Ferrovia retica Albula/Bernina costituisce uno straordinario insieme tecnico, architettonico ed ambientale con grandi soluzioni innovative ed interscambi umani e culturali, nonché modello di armonia estetica con il paesaggio che attraversa ed è riconosciuta esempio molto significativo dello sviluppo delle ferrovie di montagna ad alta quota.

Prediligo trasmettere emozioni pertanto non mi dilungherò con le descrizioni storiche che comunque sono distribuite con la solita precisione svizzera dalla Ferrovia Retica che tra l’altro ringrazio particolarmente nella persona di Enrico Bernasconi che ha svolto un ruolo primario nella realizzazione di questo post.

30Per chi vuole provare questa esperienza è consigliato arrivare alla stazione di Tirano, interessante paesello non troppo distante da Sondrio, ultima stazione al confine svizzero con numerose coincidenze ferroviarie. Chi sceglierà di compiere tutte le tratte via rotaia si accorgerà della differenza tra i malconci e maltrattati treni italiani limitati nel coprire il ruolo di mezzo di trasporto, al Treno Rosso del Bernina che è un vettore fiabesco, come anticipato nell’incipit.

Conviene sempre procurarsi i biglietti con un certo anticipo online ma in ogni caso c’è la possibilità di acquistarli presso l’organizzata stazione curata dalle Ferrovia Svizzera Retica e che dista qualche decina di metri dalla Stazione Centrale di Tirano. Gli italiani di default hanno il timore di perdere le coincidenze e così, specie al ritorno, si assisteranno a trasformazioni di uomini comuni in centometristi alle Olimpadi; corse inutili perché il ritardo non è contemplato nel DNA svizzero, così come l’anticipo in quello italiano.28

Il treno Rosso del Bernina come anticipato, offre vagoni accoglienti degni di ospitare in maniera confortevole i passeggeri che nel frattempo possono comodamente ammirare tratti che costeggiano la carreggiata, il centro di paesini con le vetrine dei negozi a pochi metri di distanza dalle rotaie per poi ritrovarsi qualche minuto dopo a centinaia di metri d’altezza a sospirare tra valli incontaminate circondate da imponenti montagne imbiancate e laghi dai colori intensi. Il susseguirsi di fermate, molte delle quali a richiesta, sono dei segnalibro che indicano la fine di un capitolo e l’inizio di una nuova storia di questo viaggio mozzafiato. Le corse del trenino rosso sono abbastanza frequenti da permettere al viaggiatore di approfittare di scendere e visitare qualcuno di questi intermedi; personalmente la mia scelta è ricaduta alla fermata Diavolezza-Bernina dove ho scelto di salire con la funivia (dislivello 800/900mt) la cima Diavolezza (2975 mt) meta prediletta di numerosi sciatori e che offre visioni memorabili tra invitanti piste innevate e ghiacciai.

18Certo non è suggerito arrivarci vestiti in versione passeggiata metropolitana anziché ricoperti da materiale tecnico e che a -14 fa la differenza. Nelle fermate seguenti ci sono invece numerosi percorsi naturalistici adatti alle persone che vogliono semplicemente mantenere integre funzioni di mani ed orecchie, camminare, praticare sport all’aria aperta o, perché no nella stagione estiva ovviamente, stendere un plaid (omaggio al brano “sulla strada romagnola” di Fabio Concato) ed allestire un picnic magari con genuini e saporiti prodotti locali.

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Di St.Moritz, una delle tappe più ambite dai passeggeri del Trenino Rosso del Bernina ho avuto modo di parlare il post precedente e da come si può capire la lussuosa e raffinata località del Canton Grigione altro non è stata che una scusa per poter utilizzare questo affascinante mezzo di locomozione che è un’esperienza che consiglio di fare. Le stagioni più indicate per i fotografi incalliti sono quella invernale quando il paesaggio è completamente bianco in stile Santa Klaus o in primavera con i prati verdi e fioriti alla Heidi (che tra l’altro viene fatta nascere in Svizzera a Maienfeld, Canton Grigioni pure quella).

Fatto sta che quando alla natura viene lasciato il suo doveroso spazio, come in questo caso, ogni giorno dell’anno nascerà con qualcosa di sorprendente. Quello giusto per farsi un giro sul Trenino Rosso del Bernina.

Copia cinese di Heidi

Copia cinese di Heidi

 

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