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La differenza è la passione

Giorni fa, confrontandomi con degli agenti di viaggio, ho sostenuto quanto sia importante il fattore passione nel pacchetto viaggio. Ossia di come, sempre a mio avviso, non basti la sola componente materiale a rendere la struttura piacevole agli ospiti.

La passione è quel elemento che induce il personale degli alberghi a rendere i nostri giorni di permanenza piacevoli e quello della partenza malinconico. Il fattore umano.

Personalmente ho ricordi da bambino di camerieri particolarmente affettuosi e passionali nel loro lavoro. Di una in particolare ricordo ancora il nome e parliamo di una fugace settimana vacanziera di trentacinque anni fa quando io ne avrò avuti sì e no dieci. La battuta al momento giusto, il sorriso, la cortesia, la professionalità… Quel effetto warm che scalda appunto gli ambienti. Certo c’è chi preferisce l’ambiente asettico degli hotel 5 stelle lusso dove il personale deve impermeabilizzarsi e stare a debita distanza dal cliente senza quasi rivolgergli lo sguardo; eppure anche questa tipologia di clientela sofisticata è attratta dalla personalità degli impiegati più passionali. Ci scambia qualche confidenza, osa chiedere qualcosa di eccezionale.

Ai collaboratori più giovani cerco sempre di trasmettere i valori che mi furono insegnati: rispetto, cortesia, disponibilità. Componenti base per poter svolgere al meglio il proprio lavoro. Ribadisco però che per fare il salto di qualità ed ingranare la marcia in più rispetto a chi decide di navigare a vista è metterci la passione.

Dal mio punto di vista è anche la chiave per capire se siamo sulla strada giusta o meno. Se la mattina ci alziamo con fatica per andare al lavoro, senza entusiasmo ed uno sforzo mentale tale da mal digerirlo significa che quel impiego non ci stimola a tal punto da appassionarci. La stessa persona troverà in altre attività campo fertile dove alimentare le proprie passioni. Un personal trainer mentre frequentavo una palestra sostenne che ero pigro nel fare gli esercizi. Vero, perché la palestra non mi ha mai appassionato. Una delle prime cose a cui ho pensato quando ho tagliato il traguardo della mia prima maratona è stata: meno male che ero io quello pigro. Per essere maratoneti, oltre che masochisti, bisogna essere passionali.

Però, come volevasi dimostrare, mi è bastato cambiare attività per trovare dentro di me forze che mai sospettavo di avere.

Passione significa anche credibilità. Se non crediamo a noi stessi ed a quello che diciamo sarà impossibile convincere qualcun altro. I più abili venditori ci mettono sempre passione in quello che fanno tanto da autoconvincersi che ciò che stanno vendendo è bellissimo, indispensabile, fuori dal comune. Chissà quanti di noi hanno nei cassetti qualche oggetto completamente inutile utilizzato forse una volta che ci è stato abilmente rifilato da qualche venditore che ci ha incantato con le sue filastrocche.

Questo blog agli occhi di molti, spero non tutti, sembrerà una stupidaggine o qualcosa di superfluo. Ma che senso ha tutto questo se non ci guadagni? Nessuno però, vedendo le copertine, le foto, i filmati, leggendo le storie, potrà dire che non ci metto passione. Altrimenti tutto ciò non potrebbe esistere. Scrittura, fotografia, grafica, marketing, viaggi: queste sono le mie passioni ed alcune, fortunatamente, fanno parte o servono a svolgere il mio lavoro. Altre passioni, come la corsa, mi hanno offerto ulteriori sbocchi lavorativi.

Insomma, solo la passione può togliere l’insipidità delle cose.

 

 

In ogni attività la passione toglie gran parte della difficoltà.
(Erasmo da Rotterdam)

 

I cv e la maleducazione aziendale

Chi proviene dal settore turistico è chiaramente consapevole di dover sottostare alla regola del precariato stagionale. In altri ambiti, causa l’involuzione economica mondiale cui assistiamo, la mobilità è diventata necessaria per poter sopravvivere in un mondo iper-competitivo al ribasso.

Mentre prima della globalizzazione telematica si affidavano speranze e destino in un curriculum vitae cartaceo infilato in un’ anonima busta bianca da francobollare e spedire all’azienda a cui ci si rivolgeva per un’assunzione, oggi i sistemi di avvicinamento al mondo del lavoro sono molteplici e tra i più variegati:

l’invio di email direttamente al server di posta del responsabile personale (che l’80% delle volte finisce, se finisce, nella stampante sbagliata), la compilazione di articolatissimi quanto inutili form aziendali, l’iscrizione a siti di ricerca lavoro (cercasi apprendista con esperienza decennale), vetrine delle proprie competenze come Linkedin. La sostanziale differenza tra la lettera cartacea ed i recenti sistemi cui possiamo usufruire grazie alla rete sono economici e temporali con l’evidente conseguenza che attualmente i curricula che ricevono le attività produttive con parvenza di capacità di sostenibilità di nuove assunzioni del personale sono vertiginosamente accresciute.

Ma qual’è la risposta che ricevono la maggior parte dei mittenti, ossia quelli che non saranno mai assunti? Spesso e volentieri, nessuna.

Inviare un curriculum è l’equivalente di bussare alla porta di uno sconosciuto aspettando completamente nudi qualcuno dall’altra parte cui abbia l’accortezza, se non di aprire, almeno di guardare dallo spioncino. La certezza di aver bussato alla porta giusta, se non altro, arriva da una glaciale ricevuta di ritorno (nome sul campanello) raramente accompagnata da quella di lettura. (spioncino)

Questa maleducazione aziendale se non altro solleva gli sfigati di turno in cerca di lavoro di non essere capitati in un luogo asettico ed arrogante, caratteristiche dalle elevate probabilità di esistenza visto il trattamento riservato ai candidati che, tra l’altro, spesso sono estimatori, adulatori o semplicemente clienti della Società a cui si rivolgono speranzosi di, prima o poi, poterne far parte.

La mancanza di considerazione ai pretendenti da parte di queste ultime, specie di questi tempi dove basta impostare anche una cordiale risposta automatica come corretta abitudine anglosassone senza dover compilare lettere ed investire denaro in francobolli, denota anche una spiccata ignoranza commerciale perché la reazione più comune e quella di far cambiare opinione al candidato amareggiato e di farlo allontanare dal prodotto che, forse, acquistava o di cui usufruiva.

Magari sono più le volte in cui i curricula vengono inviati dai consumatori per avvicinarsi al loro mondo sognato, rispetto all’effettiva ricerca di concrete opportunità lavorative. Fatto sta che snobbare quello che oggi è un curriculum privo di significato, domani lo si potrebbe pagare a caro prezzo perché si sa, la ruota gira e le persone si creano opportunità diverse.

Per occupare i posti che contano servono principalmente le giuste conoscenze all’interno delle aziende oltre ad un discreto background lavorativo, ma di questo le persone adulte sono quasi tutte più o meno consapevoli; così si spiega anche il continuo riciclo involutivo delle medesime figure manageriali intercambiabili che, almeno nel settore turistico, balzano da azienda ad azienda da decenni con risultati deludenti e miseri bilanci per l’insoddisfazione e furia dei loro amministratori mentori che nel frattempo si dimenticano di dare un’occhio alle centinaia di persone in mutande che attendono silenziosamente in fila alla loro porta. Rigorosamente blindata.

Hitech e sicurezza anche sotto l’ombrellone

logoslide2 Controviaggio è ben lieto di offrire il giusto spazio ad un carissimo amico con un post dedicato alla sua brillante idea che merita di essere divulgata. La differenza la fanno i particolari ed in questo caso il particolare è talmente utile e capiente da permettervi una rilassante camminata lungo il bagnasciuga o la nuotata al largo evitandovi il continuo stress derivato dal fatto che durante la vostra breve assenza qualche lesto malintenzionato possa sottrarvi dal vostro ombrellone i vostri preziosi o semplicemente indispensabili oggetti incustoditi. Ecco che quindi l’azienda Roschi propone questo intelligente accessorio da ombrellone dedicato ai professionisti del settore che permette non solo di contenere in sicurezza i vostri oggetti ma addirittura di ricaricare i vostri apparecchi elettronici che ormai fanno parte integrante della nostra quotidianità e che spesso e volentieri reclamano risorse energetiche. Com’è possibile? Applicando un3_spazio_per_tutto_1426689300060733500 piccolo pannello solare sul contenitore Roschi stesso che, mai posto più adatto, trasformerà i raggi solari in sana e pulita energia. 5_gli_accessori_1426689338007587900 Finalmente i bagnanti solitari potranno allontanarsi senza zavorre, le coppie non dovranno necessariamente alternarsi nella sorveglianza ed anche andare a bere qualcosa nel punto di ristoro senza la vista del proprio ombrellone non comporterà fastidiosi esodi con zainetti e borsoni al seguito. Senza l’assillo di trovare un presa dell’elettricità per il vostro smartphone o tablet, tra l’altro. Si sa che i ladri non si fermano davanti a nulla ma sicuramente sradicare un ombrellone e metterselo sotto braccio dovrebbe risu6_la_personalizzazione_che_si_fa_vedere_1426689356000650000ltare scomodo anche a loro e soprattutto difficilmente potrebbe passare inosservato. I contenitori Roschi possono inoltre essere personalizzati graficamente dal gestore dello stabilimento balneare con il nome o numero che preferisce o da eventuali brand di sponsor desiderosi di offrire un servizio sicuramente gradito a tutti. Il brevetto è mondiale e pertanto anche le opportunità di lavoro sono interessanti: i candidati possono inviare i dati richiesti attraverso il link http://www.roschi.si/index.php?l=it&c=lavora-con-noi Sul sito www.roschi.si troverete tutti i dettagli di questa geniale invenzione.