Fine anno, tempo di bilanci
Un altro anno giunge al termine ed è tempo di bilanci anche per Controviaggio.
Posso dire che le soddisfazioni crescono di mese in mese e l’impegno che il mantenimento del blog comporta comincia lentamente a germogliare.
Le percentuali parlano di un aumento del 22.15% di visitatori rispetto al 2014, che hanno potuto scegliere di leggere uno, qualcuno o tutti dei 46 articoli postati rispetto i 22 dell’anno precedente.
Riguardando le cose fatte in questi 12 mesi passati non posso che collocare in primo piano la bellissima esperienza in Sri Lanka che ha davvero gratificato ogni singolo sacrificio.
Un mondo ideale dove sono riuscito a scomporre e ricomporre gli elementi cui mi sono più appassionato in questa fugace vita terrena. Le persone, i luoghi, gli animali, osservati, fotografati e descritti dal profondo di me stesso, dal mio intimo e con tutta la mia ammirazione della loro convivenza tra spiritualità, colori e profumi.
Zainetto in spalla con Nikon pronta all’uso anche a Saragozza in Spagna, città splendida, ricca di arte con i suoi monumenti maestosi e l’affascinante storia che la vedrà nascere grazie all’Imperatore Romano Cesare Augusto, giungere all’apice come capitale del Regno d’Aragona per ripresentarsi ai giorni nostri in tutta la sua bellezza.
Sempre in Spagna, ma con intenti più sportivi che culturali, è stata la volta di sbarcare a Las Palmas in Gran Canaria dove il maltempo mi ha tolto la gioia di partecipare alla mia prima mezza maratona ma non quella di esplorare l’isola e di poterne ricavare un interessante resoconto sulle sane abitudini che si concretizzano nella gestione amministrativa.
Naturalmente non poteva mancare il luogo spina dorsale di Controviaggio che è la Grecia, dove ho approfondito ulteriormente l’isola di Rodi e la cinematografica Kastellorizo, entrambe da visitare.
Non solo mare ma anche ciaspole ai piedi che mi hanno balzato in un mondo a me quasi sconosciuto quale la montagna che han fatto sì che intraprendessi ripidi sentieri innevati fino al raggiungimento di caldi ed accoglienti rifugi oppure che salissi sul fiabesco Trenino del Bernina che mi ha portato a documentare il luxury style della rinomata Sankt Moritz in Svizzera.
Riscrivendo le cose fatte non posso che impegnarmi fino a che quelle da fare siano ancora più avvincenti e coinvolgenti; Controviaggio nell’anno che verrà avrà un profilo più personale ed oltre al solito taglio articolo e foto, sarà arricchito da video clip sullo stile del Testimone di Pif o Gazebo di Diego Bianchi per intenderci. In un primo momento ero restio a proporre delle soluzioni video simili ai due illustri conduttori ma alla fine mi sono detto che ognuno ha la sua faccia e personalità ed usare lo stesso mezzo per renderle pubbliche non è certo reato. …e poi io non sono illustre.
Per quanto riguarda le mete future ce ne sono due già calendarizzate molto interessanti ma che per scaramanzia non voglio anticipare…
Che altro scrivere? Non rimane che ringraziare tutti voi ed augurarvi un 2016 sorprendente.


Kastellorizo: Dedicato a tutti quelli che stanno scappando
“Ci stavano mandando in missione a Megisti, un’isola sperduta dell’Egeo, la più piccola, la più lontana; importanza strategica zero” Queste sono le parole che introducono la storia del film Mediterraneo, girato nell’ormai lontano 1991 dal regista Gabriele Salvatores ed ambientato nell’esistente isola di Castelrosso, Megisti o meglio conosciuta come Kastellorizo.
In quello che di
venterà un film cult per gli amanti della Grecia e che sarà pluripremiato con diversi Oscar, non mancano le inesattezze storiche, verità tralasciate che ad ogni modo non solo non intaccheranno il successo della pellicola ma anzi, contribuiranno a rendere una piccola e davvero sperduta isoletta dell’Egeo meta di pellegrinaggio quasi ossessivo da parte di milioni di italiani.
A distanza di oltre vent’anni resiste il fascino ed il richiamo delle immagini girate sapientemente da Salvatores che ci spingono a voler visitare di persona quell’isola che durante la Seconda Guerra Mondiale ha ospitato un gruppo di goffi, a volte disperati, a tratti goliardici soldati, frutto della fantasia del regista e dell’immaginario collettivo. Un ritratto stereotipato ma innegabile che contraddistingue gli italiani nel mondo: burloni, approssimativi, sbadati, furbetti e romantici; con una forte dose d’umanità.
L’atavica pigrizia dei greci che certo non si contraddistinguono per saper cogliere e sfruttare le occasioni che piovono dal cielo, non facilita il compito del visitatore nello scoprire o identificare i luoghi esatti ove sono state girate le scene più emblematiche di Mediterraneo. A Kastellorizo non esiste nessuna indicazione, targa o cartello turistico ad indicare con esattezza qualche posto riconducibile al film. Certo non ci si aspetta un museo a cielo aperto né tantomeno un parco tematico, ma sarebbe carino riuscire a toccare con mano, o perlomeno credere di farlo, porzioni di isola immortalate nel lungometraggio di cui non c’è più traccia. Eppure Mediterraneo ha trasformato la vita di questa piccola isola che fino ad allora non se la passava molto bene.
Anche i collegamenti con la vicina Rodi sono piuttosto scarsi.
Kastellorizo al di là del passato cinematografico, si sviluppa per lo più attorno al porto principale con le solite classiche casette color pastello affacciate sul mare e decine di tipiche taverne che offrono ai visitatori intensi momenti di rilassatezza. L’isola è molto silenziosa e tranquilla così come gli abitanti che hanno dei ritmi, se possibile, ancor più blandi rispetto agli altri greci. Le ore calde della giornata contribuiscono ad abbassare ulteriormente la pressione così che anche gli ultimi neuroni scalpitanti in cerca di nuove idee finiscano per arrendersi e parcheggiarsi in qualche remoto angolino di cervello.
Buon segno per la salute del mare anche la presenza di tartarughe, che salgono in superficie a respirare quasi con timidezza protette dal loro milionario carapace e che ovviamente diventano interessante preda dei turisti in cerca di foto; tra loro c’è chi usa il richiamo del gatto per farle avvicinare (ma è una tartaruga), altri che buttano pezzi di pane (si nutre di pesci, crostacei, calamari…), altri ancora che cercano di tuffarcisi sopra (e lei si immerge).
Oltre al porticciolo è suggerita la visita al Castello di Kastellorizo, che come tutte le fortezze porta con se una storia ricca di episodi epici. La vista che si prospetta dalla roccaforte è molto suggestiva sia per una visione panoramica del porto sia per il circondario dell’isola pieno di spiagge meravigliose. Tra l’altro, a proposito di spiagge, dal porto principale si possono raggiungere con piccole imbarcazioni taxi proprio alcune delle più caratteristiche come la piccola grotta marina di Saint George.
La vista migliore in ogni caso è il premio dei più audaci, ossia le persone che nonostante le temperature pomeridiane ai massimi livelli intraprendono il cammino su una scala in pietra non proprio agevole che promette di vedere l’antica Kastellorizo, una volta giunti a destinazione. Sarà, ma dopo aver inzuppato la maglietta ad accoglierci ci sarà un paesaggio carsico in un assordante silenzio scandito dall’incessante suono delle cicale. In compenso sarà proprio quello il punto migliore dove scattare foto suggestive e realmente panoramiche.
“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare” si legge nella frase incipit del film Mediterraneo, scritta da Henry Laborit, tra le altre cose filosofo francese e sostenitore del fatto che l’uomo è alla costante ricerca del piacere e con una innata necessità di cambiamento.
Uomo, aggiungiamo noi, che ha sempre più mezzi per comunicare ma sempre meno pensieri da esprimere, partecipe di una società contemporanea basata sul commento e non sulla riflessione.
Il film si conclude con tre reduci facenti parte del gruppo di soldati di stanza a Megiste, che si ritrovano molti anni dopo nello stesso luogo, seduti in una taverna e che, ovviamente stanchi ed invecchiati, tirano le somme della loro vita; amareggiati dagli illusori inganni e false promesse del dopo guerra e certi che l’unico potere di sopravvivenza nelle nostre mani, alla fine dei conti, altro non è che l’incoscienza ed intraprendenza della fugace giovinezza cui tutti abbiamo transitato o stiamo transitando e che ci da la forza di scappare; fino ad arrivare al punto in cui capiremo che forse è proprio da noi stessi che cerchiamo di fuggire.
“Dedicato a tutti quelli che stanno scappando”
p.s.: Caro Gabriele Salvatores, sarebbe davvero bello girare la scena finale del film Mediterraneo vent’anni dopo con gli stessi attori senza dover ricorrere allo stratagemma del trucco per invecchiarli. In fin dei conti quale truccatore migliore se non il tempo stesso?”
Le foto di Kastellorizo su Instagram @controviaggio
















