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Villaggi turistici: game over

Per analizzare la situazione del turismo attuale è necessario ricordare il decennio fine anni 80 – fine anni 90.

Il confronto risulterà impietoso ma sarà utile a capire perché il settore, in particolar modo il villaggio turistico, è destinato ad implodere e spegnersi definitivamente nel breve periodo.

La maggior parte dei luminari super manager che gestiscono i tour operator più importanti tendono a giustificare la crisi settoriale con la graduale scomparsa della classe media italiana che negli anni è diventata la principale fruitrice di questi prodotti. La formula all inclusive ha infatti nel tempo subito un’importante trasformazione. Partita con propositi di nicchia per turisti che potevano permettersi di investire fior di quattrini per godere di eccellenze a 360 gradi per il periodo vacanziero, fino ad ad oggi dove la politica del prezzo al ribasso ha contagiato tutti i tour operator che ancora spingono i famigerati villaggi.

Ma perché dal paradiso a tutto tondo si è arrivati ai gironi infernali? La risposta è semplicissima: le poche risorse che ci sono non vengono più investite nelle strutture e nel personale.

In pratica al momento si punta tutto solo ed esclusivamente sull’immagine, un inganno emozionale che cuce addosso del cliente aspettative che inevitabilmente saranno disattese. Questo è una delle cause principali del perché viene a mancare il rapporto fiduciario tra le parti. Se una volta l’insoddisfazione portava alla girandola dei tanti tour operator presenti sul mercato, oggi porta all’allontanamento definitivo visto la riduzione dell’offerta tradizionale e l’esponenziale aumento del prodotto fai da te offerto dalla rete.

Fino a poco tempo fa l’attenzione al cliente era l’indispensabile e fondamentale prima regola da rispettare da parte di tutto il personale, oggi la maggior parte del tempo viene impiegata a scaricare format, loghi, bandierine e compilare report, per non parlare di chat e continui incontri virtuali con le teste pensanti degli uffici. I tagli di spesa hanno riguardato figure chiave del turismo e non migliaia di inutili bigliettini, prestampati e buste di benvenuto. I professionisti stanno scappando a piè levati dall’ambiente vittime di ridimensionamenti, più che salariali, di trattamenti al limite della decenza, spesso superata. La tecnologia in molti casi ha snellito molte operazioni ma in altri ha ingolfato il meccanismo. Non c’è cosa peggiore di consegnare il proprio destino a persone che devono passare le ore in ufficio a pensare stratagemmi senza avere la più pallida idea di ciò che accade al di fuori. Un po’ come l’eterno conflitto intellettuale militaresco tra i generali e gli ufficiali in prima linea. I primi complessi teorici, i secondi semplicemente pratici. Ecco, nel caso del turismo i generali hanno deciso di eliminare gli ufficiali affiggendo i loro gradi a soldati semplici, ma di fatto lasciandoli al fronte senza alcun privilegio. Un esercito di soldati raccattati qua e là, comandati da qualcuno un po’ meno peggio scelto a caso, a loro volta comandati da generali che non tengono conto di ciò che accade al fronte.

Super manager provenienti da altre realtà lavorative, a loro volta supportati da persone cresciute in qualche boutique di villaggio e direttori d’albergo con il recente ed unico passato da animatore.

Ecco quindi spiegato il perché l’ambiente villaggio turistico al momento si presenta come un enorme e confusionario calderone iper-loggato dove si punta al riempimento senza troppe distinzioni poetiche. La rincorsa al ribasso nella giungla del low cost non copre l’acquisto di materie qualitativamente alte con inevitabile ripercussione nella manutenzione della struttura, l’inadeguata cura al cibo ed al buffet, il personale suddiviso tra professionisti che si accontentano di lavorare magari vicino casa rinunciando a stipendi più alti e gente improvvisata. Gli stessi clienti chiaramente contribuiscono al declino del prodotto. Spiace dirlo ma le categorie degli alberghi servirebbero proprio a selezionare la tipologia della clientela scoraggiando individui incapaci di convivere in un forte contesto collettivo e di aggregazione. Anni fa era quasi impensabile, o comunque in modo limitato, incontrare in ambienti di livello persone ineducate e cafone, perché l’educazione non era ritenuta requisito secondario. Oggi giorno i comportamenti buzzurri sono la quotidianità di questi posti umanamente degradanti, specchio di una società priva di valori ed ammaliata da aziende costrette alla prostituzione intellettuale a fronte di una promiscua sopravvivenza.

Quelli che sono venduti come paradisi terrestri altro non sono che conglomerati di inquinamento acustico e spreco verbale.

Insomma, tempi duri anche per gli influencer de noialtri che nel villaggio turistico gironzolano spavaldi  in cerca di qualche centimetro quadrato incontaminato da esibire orgogliosi ai loro followers scatenando invidie ed ammirazione.

In realtà, conoscendo benissimo l’ambiente, l’unico sentimento presente è la compassione: villaggi turistici game over.