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True colors in SriLanka. Le persone (Primo Capitolo di Tre)

DSC_1453Un contributo all’immaginario riguardante le nostre sognate destinazioni deriva spesso da informazioni commerciali che si focalizzano principalmente nella descrizione dei luoghi con immagini naturalistiche e storici richiami sacri ed architettonici. Il punto di partenza collettivo per individuare un luogo è un simbolo che ne aumenta esponenzialmente il prestigio. Spesso, se non sempre, si tralascia il fatto che dietro a delle bellissime opere c’è l’intelligenza, la volontà, la fatica, la genialità, la cultura di un popolo che altro non è, quest’ultimo, che un fitto intreccio di individui facenti parte della stessa comunità.

In Sri Lanka, complice il fatto che esiste sì un’importante ramificata simbologia ma nessuna opera colossale, concentrarsi sulle persone è forse l’unico viatico per capire le innumerevoli sfumature che offre l’isola all’appendice dell’India ed a poche miglia da uno dei paradisi terrestri conosciuto come Maldive.DSC_1818

Nei loro sguardi speranzosi i cingalesi usano gli occhi per guardare al futuro in modo diverso da ciò che hanno dovuto recentemente subire quando una guerra civile, fomentata da interessi economici di parte ma beffardamente camuffata da sentimento religioso, ha spazzato via centinaia di vite. Se queste recenti responsabilità vanno attribuite alla politica interna non si possono altrettanto assegnare loro quelle storiche dove, per l’ennesima volta, sono stati i colonizzatori inglesi a conquistare e sottomettere al proprio volere la popolazione indigena, modificando gli equilibri etnici locali.DSC_1484

Ritornando al presente, la prima cosa che salta agli occhi ad un occidentale è proprio l’aspro contrasto di diverse culture e civiltà; dalla nostra parte l’ormai palese sottomissione ad un sistema rivolto e monopolizzato all’equazione felicità-materia, dalla loro un resistente concettualismo buddista, felicità-spiritualità. Alla luce dei fatti se nel primo caso si assiste ad una smisurata produzione di stress quotidiano che attanaglia testa e stomaco dei progrediti europei, dall’altra regna la serenità e consapevolezza di un popolo che da l’impressione di essere estremamente pulito e concreto. Vengono accolte eventuali obiezioni riguardanti la serenità cingalese, ove la frenesia colpisce i centri più sviluppati economicamente e che inevitabilmente influiscono e modificano le tradizioni, anche in questo caso riconducibili al virus consumistico, embrionato e sviluppato nei paesi occidentali, che ne risulta la causa.DSC_1689DSC_1457

Fatto sta che in particolar modo nei luoghi ancora integri dagli attacchi commerciali e dal contagio del turismo di massa, resistono delle persone miti ed accoglienti che dietro a quella che per i canoni moderni può sembrare povertà è invece l’esatto opposto. I cingalesi hanno una ricchezza interiore tale da mettere a nudo e far arrossire persone avide e potenti che giorno dopo giorno aumentano il loro avere dilapidando l’essere a spese anche di popolazioni sfruttate perché diverse ed indifese. Difficile discostare il piglio filosofico da quello oggettivo perché la sensazione abituale durante il confronto con queste persone, che ci ha accompagnato durante tutto il viaggio, è sempre stato quello della ricerca di una serenità interiore e della comprensione altrui; anche e soprattutto nei piccoli gesti quotidiani rivolti alle altre persone, agli animali ed a tutte le forme di vita che vivono e nutrono il pianeta cui noi facciamo uso improprio ed esclusivo.DSC_2181

In Sri Lanka la presunzione d’essere individui prediletti è pressoché inesistente se non racchiusa nelle rispettate minoranze, comunità religiose induiste, musulmane e cattoliche. L’indole buona ed accogliente dei cingalesi, sia questa innata che derivante dalla filosofia buddista, permette al visitatore di muoversi praticamente ovunque senza l’ansia di prestare ossessiva attenzione alla propria incolumità.DSC_2186

Se in luoghi ad alto rischio l’umiltà, il rispetto ed un adeguato sorriso possono toglierci da situazioni particolarmente spiacevoli, che non è poco, in Sri Lanka saranno il nostro passaporto per concentrarci esclusivamente alle persone che ci circondano ed a tutti i benefici che esse comporteranno nella nostra vita; che è tantissimo.

DSC_1384Un viaggio concettuale sicuramente apparentemente meno profondo di quello che possono offrire i dirimpettai indiani ma che probabilmente non lascia troppo spazio a fraintendimenti radical chic ed a persone tendenti alla ricerca spirituale salvo poi limitarsi alla creazione di improvvisati altarini incensosi presso le loro taverne o folcloristiche quanto inutili reunion commemorative presso splendenti centri ayurvediciDSC_1475

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Ecco cosa si deve combattere

Je-suis-Charlie-liberi-di-raccontare-liberi-di-vivereCi risiamo…

E’ partita l’ennesima caccia al nemico. Invisibile, cattivo, spietato. Il mostro che vuole invaderci e conquistarci sgozzando gole e decapitando teste, di donne e bambini, di tutti gli infedeli, al grido di un dio intransigente.

Abbiamo da poco ripulito di coriandoli e tappi di champagne le strade nelle quali abbiamo accolto speranzosi il 2015 ma la mentalità e le informazioni cui siamo sottoposti utilizzano la stessa tecnica del medioevo quando i crociati, truppe militari cristiane capeggiate dalla Chiesa, partivano in estenuanti missioni pacifiche verso il lontano Medio Oriente dove a suon di mazzate date e prese ergevano crocifissi qua e là nella speranza di monopolizzare il mondo. Allora Saladino veniva descritto come feroce e, guarda caso, taglia teste: era il Bin Laden dei tempi antichi. In realtà non esistono documenti risalenti all’epoca che testimonino di una testa mozzata ad un qualsiasi cristiano, come oggi ancora non esistono prove di armi chimiche utilizzate da Saddam Hussein.

Giustificazioni mediatiche per raggiungere il consenso del proprio popolo.

Il nemico deve avere accentuate diversità, deve essere facilmente riconoscibile e possibilmente un po’ sporchino e disagiato. I popoli poco o per niente integrati alla cultura occidentale sono un ottimo obiettivo da combattere. Colpire senza capire.

Per difendere il proprio orticello le persone comuni hanno bisogno di difesa, di sicurezza; dal punto di vista politico avere un popolo spaventato ed allertato davanti alle diversità fa comodo per diverse ragioni: la prima perché così l’attenzione si focalizza altrove rispetto i malaffari che si sviluppano giornalmente all’interno dei palazzi di vetro, la seconda perché contrastare militarmente le minacce dell’invisibile nemico generano un business incalcolabile tra ricerca di nuove tecnologie belliche e preventive, acquisto di armamentari, mezzi corazzati e quant’altro serve a condurre una guerra tradizionale. Morale della favola il giro di affari si ingrossa e le persone si barricano terrorizzate nelle proprie case.

Questo è quello che accade e sarebbe sotto gli occhi di tutti ma accettare verità diverse non è semplice, specie se queste insinuano dubbi sulla condotta non solo storica occidentale, che negli anni hanno colonizzato mezzo mondo spazzando via intere culture o si sono intromesse in politiche estere con guerre liberatorie e confini disegnati con il righello dopo un abbondante pranzo, ma anche atteggiamenti personali caratterizzati da egoismo e chiusura.

D’altronde essere perennemente allertati che un nemico è alle porte di certo non facilita aperture.

L’idea di massima dovrebbe essere che dovremmo fornire i nostri vicini di mezzi e strutture per costruirsi il proprio avvenire, per evitare che in assenza di crescita autonoma questi prendano di mira proprio il nostro orticello.

Partendo dal presupposto che troppi ancora confondono arabo con musulmano e che farebbero bene ad informarsi prima di sparare (sentenze), arriviamo presto alla soluzione a questo tipo di problema comunitario: gli esecutori terroristi, così come quelli mafiosi o i semplici delinquenti, al 99% dei casi provengono da realtà disagiate ed instabili, dove le alternative alla scelta del proprio futuro sono completamente assenti. Le uniche speranze sono riposte in promesse economiche o religiose, quest’ultime perché incontrovertibili. Nessuno potrà mai dimostrare che dio non esiste, nessuno potrà mai dimostrare che chi promette in suo nome dica stupidaggini.

L’unica ancora di salvezza a tal proposito è l’istruzione. Insegnare la logica, completamente assente nella mentalità dei Paesi nord africani ad esempio, istituire università, investire nella ricerca e nello sviluppo, arte, cultura, creare speranze. Questo si deve fare.

Ecco perché le matite e le menti di chi le utilizzano per diffondere cultura vanno salvaguardate, nonostante non sempre il loro carboncino tratteggi linee adeguate e rispettose.

Per sconfiggere il terrorismo è inutile bombardare case altrui per colpire presunti combattenti sacrificando migliaia di persone innocenti e disperate costrette a fuggire altrove alla ricerca di nuova vita. Anime perse che rischiano di essere rimpiazzate da anime malvagie.

Per sconfiggere il terrorismo è inutile continuare la corsa agli armamenti ed ostinarsi a sostenere le invasioni israeliane in Palestina solo perché bene o male hanno un modello di vita occidentale e sono stati pesantemente puniti dalla storia recente.

Il vero nemico della libertà è l’ignoranza, ed è quella che va combattuta con ogni mezzo e con tutte le nostre forze perché, che ci piaccia o no, questo mondo malato ce lo dobbiamo condividere tra tutti.