Grecia. Symi. Ultima Parte
La nostra barca Eviva entra nel cuore dell’escursione e nel cuore dell’isola di Symi dove ci appaiono all’improvviso le numerose case color pastello che rendono questo luogo unico nel genere. Come tutte le isole del dodecanneso anche Symi ha subito diverse occupazioni, tra cui quella italiana dal 1923 al 1943 come nel caso di Rodi, ma fortunatamente non ha subito nessuno stravolgimento architettonico.
Molte case e locali si affacciano direttamente sul porto, con le loro sculture in legno che contribuiscono a dare prestigio all’isola, presenti anche nelle varie chiese e monasteri ulteriormente arricchiti da mosaici.
L’attracco al porto è molto suggestivo e subito si nota come effettivamente Symi sia un’isola di pescatori di spugne. Spugne che abbiamo modo di vedere esposte nelle numerose bancarelle che si interpongono tra la banchina e le taverne che recano ancora molte scritte in italiano ma che si stanno trasformando in richiami cirillici. Il turismo non ha simpatie nazionalistiche, parla la lingua di chi porta denaro.
La visita della cittadina è piacevolissima ed offre moltissimi scorci pittoreschi tra i vicoli animati da altri turisti attratti dalle vetrine di gioiellerie, spezie o dalle stesse coloratissime taverne.
Ed è in una di queste, Pantelis, che decido di consumare il mio pranzo; vista la temperatura si limita ad essere un eccellente piatto di verdura, composto da rucola, pomodorini secchi, scaglie di formaggio grana, condito con aceto balsamico, olio di oliva e del miele. Intorno a me vedo persone che sembrano gradire particolarmente l’immancabile koriatiki (insalata greca) ma anche i rinomati ed esclusivi gamberetti di Symi.
Il tutto a pochi metri dal mare, immersi in uno scenario da favola e prezzi decisamente onesti.
Qualcuno starà pensando che in questa terza parte non c’è nessuna traccia di ilarità o presa in giro… Che sarà mai successo a Renato? Ha litigato con la ragazza? Ha il mal di testa post Beach Party? (…altra recensione in arrivo)
La scena ridicola della giornata è gentilmente offerta dalla signorona russa di turno che, colpita da una ingenerosa raffica di vento, si lascia volare il cappello da diva in un angolo del porto adibito ad ospitare delle paperelle, che forse per il caldo, forse incuriosite dalla scena, rimangono immobili raggruppate ad assistere al recupero del largo cappello bianco. La signora non ci pensa due volte e con profuso impegno scavalca le recinzioni fino a trovarsi a pochi metri dalla vasca delle papere che rimangono senza starnazzi dinanzi alla scena. Non rimane invece impassibile un commerciante di spugne che, richiamata la signora ad uscire da quello che a mio avviso era il suo habitat naturale, ha ripescato il cappello munito di amo e lenza dopo alcuni tentativi andati a vuoto che avevano mandato la sciura nello sconforto più totale. Tutto è bene quel che finisce bene e così la comunità intera ha potuto tirare un sospiro di sollievo nel rivedere sulla testa della signora il cappello bianco da 8 euro afflosciato e sgocciolante.
Dopo queste perle turistiche non mi rimane altro che far passare il mio tempo bevendo un tè a poppa della nostra Eviva dignitosamente ormeggiata e godermi gli ultimi momenti di quella bellissima ed intensa giornata che da lì a poco si sarebbe conclusa. Salpiamo dal delizioso porto di Symi indirizzando la prua verso Rodi, ma con lo sguardo ancorato fino all’ultimo riflesso che il panorama di Chora ci offre. (Renato)
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Puntata Zero. Grecia, Rodi. Golf Country Club.
Continuo nella ricerca di qualcosa che possa definirsi “luxury”.
In questa occasione ci avviciniamo al mondo dello sport ed in particolar modo al golf. Disciplina tradizionalmente considerata elitaria alla pari di quel che fu il tennis decenni or sono e, come nel caso di quest’ultimo, sempre più popolare e praticabile.
Il Golf Country Club di Rodi si trova ad Afantoy ed è gestito da una coppia di mezza età con il lui greco e lei italiana che ringraziamo per la cortesia e disponibilità nel concederci l’attrezzatura utilizzata per il servizio.
I giocatori che più che a smazzare palline pensano a sorseggiare qualche aperitivo su comodi divanetti in ambienti dal retrogusto anglosassone rimarranno clamorosamente delusi; il club infatti è uno dei pochi statali ancora esistenti, mi azzardo, al mondo. L’ambiente non è certo lussuoso, anzi, ricorda molto un dopolavoro e non sarei rimasto sorpreso se una volta varcato l’ingresso avessi trovato un campo da bocce anziché quello da golf.
Finalmente raggiunto dal mio compare Daniele che per non smentirsi si è presentato in abbigliamento da spiaggia facendo sogghignare i golfisti presenti dato che, converrete con me, la risata grassa non è chic ma ci stava tutta, siamo saliti a bordo della nostra macchinetta elettrica guidata da me visto che nei suoi sogni c’è la scena cinematografica di saltare una cunetta e finire in una piscina circondata da gente incredula che sorseggia il drink. Non mi pareva il caso.
Il campo da gioco in se stesso è ovviamente molto ampio dato che offre il percorso massimo di 18 buche mentre il manto erboso in questo periodo non è dei migliori visto il clima torrido che non facilita certo i lavori di manutenzione. Assolutamente perfetti i green invece.
Nonostante le ore calde in cui ci siamo presentati sul campo, ho quasi goduto di un’atmosfera rilassata e piacevolmente silenziosa che ben avrebbe conciliato con la mia voglia di cullare i miei pensieri in quel limbo di pace terrestre, non fosse stato per la presenza del mio socio che non ha colto del tutto lo spirito di questo sport.
Mi sentivo un po’ Churchill (anche se lo statista in realtà non praticava il golf che anzi riteneva un buon metodo per rovinarsi una passeggiata) affiancato da Benigni.
Fatto sta che per un attimo il mio metabolismo da ricco è stato in parte appagato quando abbiamo visto avvicinarsi alla rete di recinzione delle comuni persone in costume da bagno che avranno pensato chissà cosa su di noi prima che constatassimo che tale curiosità derivava non dal chi eravamo noi, ma per Daniele: vedere uno in infradito, bermuda ed occhiali da sole fluorescenti che “gioca” a golf non è roba da tutti i giorni.
Alla fine non c’è stata partita, nel senso che non abbiamo proprio giocato e quindi darvi delle informazioni tecniche sarebbe blasfemo agli occhi dei veri giocatori di golf alla Tiger Woods con il quale una cosa dopo il nostro exploit pomeridiano ci accomuna: l’abbronzatura.
Fatto sta che per chi vuole cimentarsi in questa bella disciplina senza dover fare un mutuo in banca, Rodi è il posto adeguato anche nei prezzi contenuti, sia per l’usufrutto del campo sia dell’attrezzatura. Costi decisamente più sostenibili da un essere umano di fascia media rispetto al prezzario europeo che appunto contraddistingue questa disciplina sportiva come elitaria. (…e personalmente sono d’accordo nel mantenere delle zone di mondo off limits)
Nota negativa la mancanza di un istruttore o di corsi dedicati alla persone che come me e Daniele (al quale è stato proibito l’ingresso una seconda volta) vorrebbero avvicinarsi a questa sorprendente disciplina. (Renato)
Spa – ghe – tti! (Tributo a Lotti)




















